Per variare la routine degli allenamenti settimanali qualche volta i nazionali del Napoli hanno provato anche a schierarsi tutti da una sola parte. E ne è venuta fuori una formazione niente male, disposta con il quattro-tre-tre: De Sanctis; Maggio Behrami Campagnaro Zuniga; Dzemaili Inler Armero; Pandev Cavani Hamsik. Ed Insigne a fungere da primo cambio. Ora che De Sanctis ha dato l’addio all’Italia di Prandelli mancherebbe un portiere. Ma è stato un esperimento tanto per divertirsi un po’. In realtà, il Napoli è diventato una folta multinazionale da poco tempo, sei anni appena, con il ritorno nella massima serie.
NON SOLO SUDAMERICA – Inizialmente l’hanno fatta da padrona, i sudamericani: per affinità con il modo di vivere dei napoletani ed anche per i costi. Poi, lentamente la bilancia si è spostata a favore degli europei. E soprattutto per quegli stranieri che avevano già avuto esperienza nel campionato italiano. E’ stato il caso, per esempio, degli ultimi arrivati: Pandev (macedone), Behrami (svizzero) ed Armero (colombiano). Tutti e tre avevano militato in club del nostro campionato, Inter/Lazio, Fiorentina ed Udinese. Mazzarri ha preferito puntare sul sicuro e non correre il rischio di un ambientamento difficoltoso. Anche perchè gli ultimi sudamericani arrivati a Castelvolturno avevano fallito puntualmente (Vargas, Fernandez, Fideleff, Uvini, Chavez, Sosa). All’Italia di Prandelli, dopo l’addio di De Sanctis, il Napoli fornisce un solo elemento: Christian Maggio. E poi Lorenzo Insigne diventato pedina inamovibile dell’Under 21 di Mangia.
LEADER – Ma presta ad altre nazionali elementi che recitano un ruolo di primo piano, fungendo persino da capitani: Marek Hamsik, consacrato leader indiscusso della Slovacchia, e Goran Pandev, ritenuto l’elemento più rappresentativo della Macedonia. E poi l’attaccante del futuro dell’Uruguay, Edinson Cavani, nonché gli esterni volanti della Colombia, il destro Zuniga ed il mancino Armero.
LE GUARDIE SVIZZERE – Ma è in cabina di regia che il Napoli presenta la nota più curiosa: tre centrocampisti e tutti e tre naturalizzati svizzeri. In pratica, il reparto titolare della nazionale rossocrociata, Behrami, Inler e Dzemaili, trasferito in blocco nella formazione partenopea. Ed il giovamento è risultato evidente. Sia sotto il profilo tattico che su quello della conoscenza reciproca. Mazzarri ha potuto così sfruttare l’affiatamento dei tre, derivato dalle prove in nazionale, nonché la grande stima che regna tra loro al momento degli avvicendamenti (Inler rimpiazzato da Dzemaili, senza alcun mugugno). Anche questo conta nel preservare l’armonia di uno spogliatoio.
ONORI ED ONERI – Ma spedire tanti calciatori in giro per il mondo, se da una parte arricchisce l’immagine del club, dall’altra vuol dire pagare lo scotto delle fatiche supplementari, degli stress da spostamenti, degli umori che variano a secondo del risultato conseguito con le rispettive nazionali. Pandev, ad esempio, ha accusato moralmente la quasi eliminazione della Macedonia dal Mondiale; idem Hamsik che in Slovacchia è stato accusato di non giocare altrettanto bene come invece fa nel Napoli. Cavani, invece, a causa di disguidi negli aeroporti, è arrivato un paio di volte alla vigilia di partite importanti (ed a Torino partì dalla panchina). Per non citare, il rischio di infortuni.
EFFETTO AZZURRO – Chi, invece, si è giovato delle chiamate in nazionale è stato il giovane Insigne, quasi sempre protagonista nell’Under 21, ed i due colombiani, Zuniga ed Armero, spesso protagonisti di vittorie eclatanti (il 5 a 0 alla Bolivia). Altri, ad ogni modo, sono i nazionali ancora di proprietà del Napoli ma ceduti in prestito perchè non ritenuti all’altezza della prima squadra: Vargas, Fernandez, Uvini, Chavez, Hoffer. Ed in ultimo, il croato Radosevic, acquistato a gennaio dall’Hajduk e spedito in Primavera.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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