Storia, fenomeni sociali, costume, intrecci di mercato: c’è di tutto e di più nella sfida tra il Napoli e la Juventus. Da Buscaglia a Cavani, dalla prima all’ultima vittoria degli azzurri davanti a tifosi entusiasti che hanno fatto del match con i bianconeri la Partita, quella con la p maiuscola. In mezzo settantacinque incontri all’ombra del Vesuvio con ventisei vittorie colorate d’azzurro. Carlo Buscaglia, mediano di Bastia di Balocco, in provincia di Vercelli, segnò quaranta reti in dieci stagioni con la maglia del Napoli dal 1928 al 1937. Poi passò proprio alla Juve dove non ebbe grossa fortuna. L’antesignano di tanti trasferimenti sulla rotta Napoli-Torino come poi sarebbero stati Altafini, Zoff oppure Sivori e in tempi recenti Blasi, Zalayeta, Quagliarella e Pazienza. Il gol di Buscaglia del 19 maggio 1929 regalò la prima vittoria (1-0) nella seconda sfida mai disputata a Napoli. La prima, nel novembre 1926, giocata all’Arenaccia, era stata dominata dai bianconeri: tre gol di Vojak (che poi sarebbe passato al Napoli) mandarono ko gli azzurri.
Edinson Cavani, attaccante uruguaiano di Salto, il 9 gennaio 2011 di gol ne fa addirittura tre per annichilire la Juve e diventare il nuovo beniamino dei tifosi azzurri in una serata indimenticabile. Con una terza rete che, a guardarla ogni volta ha ancora del favoloso: di testa o di tacco con il cosiddetto morso dello scoprione? Di testa, dovette spiegare Cavani dopo che le interpretazioni di tifosi e critica erano andate avanti per ventiquattro ore.
L’Ascarelli, il Vomero, il San Paolo. Stadio che vai Juve che trovi. Nell’impianto dedicato al presidente del Napoli, il 23 febbraio 1930, le tribune di legno rischiarono di crollare al secondo gol di Buscaglia (ancora lui) che completò la rimonta contro la Juve: da 2-0 a 2-2. In quattro minuti il mediano vercellese pareggiò le reti di Munerati e Orsi. Al Vomero dopo anni di tormenti, il comandante Lauro fu portato in trionfo il 20 aprile del 1958. Stadio stracolmo, folla assiepata anche a bordo campo e il mitico arbitro Concetto Lo Bello ebbe il suo ben da fare per la regolarità della gara. ‘O lione segnò quasi subito ma Stacchini pareggiò poco dopo (stavano ancora sparando i botti del gol di Vinicio). Il primo tempo finì comunque 2-1 per il Napoli con Brugola e metà delle persone si sedette, le altre non avevano posto. Partita emozionantissima: 3-3 all’88’ e poi Bertucco segnò il 4-3 finale. Invasione di campo, Lauro portato in trionfo come un santo.
Il 6 dicembre 1959 spettò all’eterna sfida inaugurare il San Paolo. Napoli in vantaggio dopo sei minuti: il centrocampista Alessandro Vitali, che era stato l’ultimo a segnare al Vomero, il 15 novembre, quando gli azzurri sconfissero il Vicenza 3-1, fu il primo a fare gol nel nuovo stadio. Vinicio, azzoppato realizzò il raddoppio. Cervato, su rigore, il definitivo 2-1. Napoli-Juve torna a far sognare il 3 novembre 1985. I bianconeri si presentano alla nona forti di otto vittorie su altrettante partite. Ma al 28′ per un fallo in area su Bertoni l’arbitro Redini concede una punizione a due: la tocca Pecci e Maradona la mette all’incrocio dei pali dove Tacconi non può arrivare. I napoletani capiscono che la storia è cambiata, Maradona si rende conto del perché i tifosi come primo regalo gli avevano chiesto di battere la Juve. Ancor prima della conquista dello scudetto. E così fu grande potagonista anche il 25 marzo del 1990, quando giocò il suo ultimo Napoli-Juve: 3-1 e doppietta dell’argentino.
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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