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Da Bologna: “Cori dalla curva interista per deridere la strage alla stazione del 1980”

L'episodio sabato al Dall'Ara

“Siam venuti in curva perchè, la stazione di Bologna non c’è“. E’ uno dei cori che sarebbe stato gridato sabato scorso allo stadio Dall’Ara di Bologna durante la partita tra i rossoblu e l’inter; a intonarlo, i tifosi nerazzurri. Non più di tre volte, stando al racconto di chi c’era, ma quanto è bastato perchè qualcuno li sentisse e reagisse. In tribuna nella zona vicina a quella riservata al tifo interista c’era Alessandro Alberani, ex segretario della Cisl oggi presidente dell’azienda casa di Bologna (Acer) e ovviamente tifoso del Bologna: “Quando abbiamo sentito quel coro ci siamo arrabbiati, io e altre sette-otto persone. Mi sono anche un po’ accapigliato, per così dire, con i tifosi dell’Inter. Ma come si fa a toccare la strage alla stazione? Io quel giorno ero volontario nei soccorsi e il dolore per quella giornata è ancora enorme. Intonare quel coro è stata una bruttissima cosa”.

Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei parenti delle vittime del 2 Agosto, interpellato dall’agenzia Dire, quasi stenta a crederci: se davvero quel coro è stato intonato e ripetuto, si tratta di “un fatto increscioso, qua stiamo parlando della stazione di Bologna, ci sono stati 85 morti e 200 feriti, non si può lasciar correre. Non si era mai scesi così in basso. Ma come si fa? ognuno penso che possa dire quel che vuole, e poi peraltro contiamo i casi di razzismo, ma almeno sul 2 Agosto io direi che si dovrebbe essere tutti d’accordo”.

Bolognesi non vuol lasciar correre: “Questo episodio vorrei farlo notare, per il momento che stiamo vivendo e perchè penso che l’Inter dovrebbe scusarsi”. Anche secondo Alberani servirebbe un gesto ‘riparatorio’, anche simbolico. “Domenica ci sono stati cori duri tra le due curve, e quello sulla stazione si è sentito tre volte. Si fa tanta polemica su Balotelli, ma qui si infanga la memoria delle vittime di una strage. Forse l’Inter potrebbe portare la squadra davanti alla lapide“, suggerisce.

Fonte: La Repubblica

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