È più importante imparare a sorridere per vincere o sono i successi che favoriscono il buonumore? Il dilemma filosofico non trova risposte certe nella storia del calcio, piena tuttavia di esempi eccellenti di allenatori antipatici e vincenti. Il Napoli deve a uno scorbutico e per nulla sorridente Ottavo Bianchi il primo storico scudetto: persona gradevole lontano dal calcio, il tecnico bresciano è sempre stato burbero, scontroso e a tratti inavvicinabile per i giornalisti e i propri calciatori. Molteplici gli episodi, con la squadra che talvolta mal sopportava il carattere di Bianchi, invitato ad andare via con un coro cantato negli spogliatoi ad Ascoli, 7 giorni dopo la conquista del tricolore. Nella mente dei tifosi del Napoli è scolpito soprattutto il ricordo della vittoria della Coppa Uefa a Stoccarda: dopo il 3-3 del 17 maggio 1989 celebre il volto contrariato di Bianchi che si sfila la giacca a vento e va negli spogliatoi senza sorrisi, invano trattenuto da Pavarese.
Ancora più arrabbiato fu Gigi Radice, tecnico dello scudetto del Torino nel 1976. Il pareggio per 1-1 segnato dal Cesena grazie all’autorete di Mozzini fece andare su tutte le furie l’allenatore, che al fischio finale non riuscì ad esultare ed addirittura rimproverò Mozzini: «Non si può rischiare di perdere lo scudetto così, ma – riferito al difensore – Castellini non ti aveva chiamato palla? Non mi piace non vincere».
Stare sempre «sul pezzo». È il segreto, evidentemente, degli allenatori vincenti: Fabio Capello ha conquistato scudetti in serie al Milan, alla Roma, alla Juventus e al Real Madrid concedendo rari sorrisi a telecamere e taccuini. Antipatico e vincente è stato anche il marchio di fabbrica di Josè Mourinho, sbruffone e provocatore più che uomo schivo, eppure amato dai propri calciatori. Porto, Chelsea, Inter e Real Madrid: lo «Special One» ha sorriso poco e vinto molto, forse anche perché devoto all’immagine del suo personaggio. Non raccoglie grandi simpatie e non sciorina sovente larghi sorrisi anche Roberto Mancini, che ha di recente vinto il titolo con il Manchester City. L’adrenalina, la maniacalità e la totale dedizione alla causa hanno reso celebri anche altri allenatori vincenti non proprio sorridenti: Ferguson non regala molti sorrisi da quando è alla guida del Manchester United, lo stesso dicasi per Trapattoni alla Juve negli anni ’80 o per lo stesso Marcello Lippi, toscano duro con sé, con i calciatori e con la stampa tanto al Napoli quanto alla Juve o alla guida dell’Italia campione del mondo 2006.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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