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Cyterszpiler: «Il futuro di Lavezzi dipende dai diritti d’immagine»

L’ex manager di Maradona ha curato il trasferimento del Pocho dal San Lorenzo nel 2007

«Lavezzi? Orgoglioso di averlo consigliato a Pierpaolo Marino. Gli dissi che per me lui poteva diventare un vero scugnizzo capace di infiammare il San Paolo. Non mi sono sbagliato. Ma non chiedetemi del suo futuro: forse lo conosce solo il suo manager. E io non lo sono». Jorge Cysterpiler, l’ebreo di origini polacche dal cognome improponibile che scoprì Maradona in un sobborgo di Buenos Aires, non ama più parlare del Pocho. Lo fa a fatica. Lavezzi lo ha portato in Italia nel 2007, e ora pensa ad altre facce argentine da far sbarcare in serie A.

 Czysterpiler, il fiuto non lo ha mai perso?
«Lavezzi era bravo, bravissimo. Lo avevo visto in azione con l’Argentina under 20: brillava in coppia con Palacio. Aveva già altre volte tentato l’avventura in Italia ma poi, per un motivo o un altro, era sempre saltato tutto. Marino, uno che le buone occasioni non se le fa mai sfuggire, prese al volo l’affare».

Ora pare che ci sia un bel braccio di ferro tra lui e la società azzurra?
«Non mi sembra che sia una novità, ma non è un affare che mi riguarda. Io non sono il procuratore di Lavezzi. Il suo manager è un altro, mi pare…».

 Certo, è un altro. Ma lei perché non lo segue più?
«Cose che capitano. Per me non è un problema, la mia vita va avanti. Di talenti da consigliare ne ho ancora tantissimi».

Eppure senza i suoi buoni rapporti con il San Lorenzo e il Boca non sarebbe mai venuto a Napoli?
«Forse. Io non feci altro che segnalare al direttore generale del Napoli, Pierpaolo Marino, che c’era la disponibilità a prendere un ragazzo che per dribbling e velocità aveva i numeri per infiammare il San Paolo. All’inizio erano tutti perplessi, ma ha dimostrato il suo valore. E non lo hanno neppure pagato una grande cifra».

 E secondo lei, andrà via da Napoli?
«Ancora?! Non lo so. Io Napoli è una città che amo, l’ho conosciuta negli anni ’80 e mi è sempre rimasta nel cuore».

Non solo Lavezzi, lei scortò a Napoli anche Denis?
«Vero, l’Independiente non voleva darlo così facilmente. Ma Napoli sugli argentini ha sempre un fascino speciale. Per i dirigenti e per i giocatori. E così pure se stavano mettendosi di mezzo altri club, il Tanque accettò il trasferimento in maglia azzurra. Sta facendo molto bene anche in Italia».

 Pure qualche mezzo flop, come Pineda.
«Non era l’anno giusto per dimostrare il proprio valore, quello in cui arrivò a Napoli».

Cyterszpiler, lei è un agente che controlla gran parte dei giovani sudamericani. Consigli al Napoli?
«Ah no, nessuno. Se vogliono mi chiamano».

 Vero che al Napoli consigliò anche Diego Milito?
«Stava retrocedendo in serie B col Real Zaragoza e invitai il club azzurro a fare un’offerta alla società spagnola. Ma in questo caso non furono molto convinti: il Genoa si piombò e fece un grande colpo».

Anche allora a fare la differenza l’ingaggio del giocatore?
«Beh, può darsi. Ma magari il Napoli non ne era neppure così convinto».

 25 anni fa il primo scudetto della squadra azzurra, c’era Maradona in squadra.
«Con questo presidente il Napoli può puntare a vincere prima o poi un altro campionato di serie A. Ricordo ancora con piacere quando arrivai per la prima volta allo stadio San Paolo in compagnia di Diego: c’erano 80mila persone a luglio solo per vederlo pochi secondi».

Poteva arrivare in Italia qualche anno prima?
«Di Marzio venne in Argentina, a casa di Maradona, per parlare con me e con Diego e convincerlo a venire al Napoli.

 Creò agli inizi degli anni ’80 l’agenzia «Maradona Producciones» per le attività pubblicitarie del campione. La gestione dei diritti d’immagine può convincere Lavezzi a cambiare idea?
«Non lo so perché vuole andare via da Napoli. E non so neanche se veramente vuole andare via da Napoli. Certo è una voce davvero molto importante nei profitti dei campioni moderni».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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