La domenica giocavano a calcio in un campionato dilettantistico, alternando gare casalinghe e trasferte. Ma in realtà figuravano nell’elenco degli agricoltori. E la loro squadra risultava un’azienda agricola, con tanto di finanziamenti comunitari. Il tutto per una strategia truffaldina della quale gli stessi calciatori erano all’oscuro.
E’ una storia che arriva dall’entroterra calabro, e più precisamente dalla provincia di Cosenza, quella finita nelle carte del Nucleo antifrodi di Roma che nelle scorse ore ha fatto scattare le manette ai polsi di cinque persone e ad aperto un impianto accusatorio nei confronti di altre dieci.
L’inchiesta è quella relativa alla truffa milionaria all’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, che ha sgominato raggiri in tutta Italia: agricoltori compiacenti, burocrati amici e truffatori ingegnosi, dalla Sicilia fino alla Valle d’Aosta. Ma il cervello dell’organizzazione era in Calabria. Il capo, secondo gli inquirenti, era Maurizio Ferraro, cosentino già in carcere per fatti di droga con il pallino per il calcio dilettantistico. Con lui, sono finiti in cella Giovanni Morello e Marino Gambazza. Arresti domiciliari, invece, per Antonio Tramontana e Maia Di Gregorio.
Il sistema era rodato: l’organizzazione riusciva ad accedere con una certa facilità in alcuni Centri di assistenza agricola (soprattutto in quello di Cosenza). Grazie alle password di queste strutture erano in grado di immettere nel sistema informatico i nominativi di finti agricoltori per riscuotere i contributi pubblici. E di contributi ne avrebbero riscosso abbastanza, nel giro di un paio d’anni, se si considera che secondo i carabinieri la truffa ammonta a 6 milioni di euro.
Spesso i soggetti inseriti erano del tutto ignari. Fra questi, appunto, un’intera squadra di calcio dilettantistica che, secondo quanto appurato dal Nucleo antifrodi di Roma, figurava come un’azienda agricola. Tanto che, secondo le carte, diverse particelle di terreno risultavano coltivate proprio da quei ragazzi che, in realtà, erano discreti giocatori di pallone. Ma di agricoltura non sapevano niente.
Fonte: Il Sole 24ore
La Redazione
G.D.S.
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