Siamo agli inizi degli anni novanta quando l’IFAB decide di approvare delle importanti novità per la punizione di alcuni interventi attraverso l’adozione, da parte degli arbitri, di provvedimenti di carattere disciplinare particolarmente punitivi. Le disposizioni emanate non modificano per niente le decisioni di carattere tecnico, ma diventano innovative per le conseguenze disciplinari che comportano a carico dei calciatori responsabili e dei club di loro appartenenza.
Nel 1990 viene stabilito “l’espulsione automatica per fallo da “ultimo uomo” e “l’introduzione della condotta gravemente sleale, ovvero cartellino rosso per aver impedito, fallosamente, alla squadra avversaria l’evidente opportunità di segnare una rete. Nel 1991 si decide “l’espulsione per il giocatore che interrompe con la mano un’azione da gol”. Negli anni successivi si sono verificati interventi per rendere più efficaci e facilmente applicabili questi criteri fino ad arrivare ai giorni odierni con il regolamento che alla regola 12, falli e scorrettezze, considera due diverse infrazioni punibili con l’espulsione del calciatore:
A) impedisce alla squadra avversaria, toccando volontariamente il pallone con le mani:
la segnatura di una rete;
un’evidente opportunità di segnare una rete (ciò non si considera un’infrazione per il portiere all’interno della propria area di rigore).
B) impedisce ad un calciatore avversario che si dirige verso la porta, mediante un’infrazione punibile con un calcio di punizione o di rigore, un’evidente opportunità di segnare una rete.
Analizzando nel dettaglio i due casi vediamo subito che questi necessitano di spiegazioni in quanto la prima infrazione contiene al proprio interno due diverse ipotesi: una prima di più immediata comprensione ed una seconda che si può accostare alla seconda infrazione per via dell’espressione comune “un’evidente opportunità di segnare una rete”.
Impedire alla squadra avversaria la segnatura di una rete si riferisce ad un caso facilmente identificabile: mentre il pallone sta per entrare in porta (a seguito di un tiro, di un colpo di testa, di una deviazione qualsiasi), un difendente per evitare che sia segnata la rete, impedisce al pallone di oltrepassare la linea di porta con un “fallo di mano”.
Impedire alla squadra avversaria l’evidente opportunità di segnare una rete, toccando volontariamente il pallone con la mano, o impedire ad un avversario che si dirige verso la porta mediante un’infrazione punibile con un calcio di punizione o di rigore, un’evidente opportunità di segnare una rete, comprendono, invece, una vastissima moltitudine di ipotesi contemplate dal regolamento. Da queste considerazioni si evidenzia quanto sia necessario, quindi, al fine di assicurare la maggiore uniformità di giudizio e la minore discrezionalità di valutazione indicare gli elementi che consentono di definire EVIDENTE un’opportunità di segnare una rete. Questi elementi sono stati presi in considerazione e le ultime indicazioni fornite agli arbitri le hanno così elencate: la direzione dell’azione, la probabilità di controllare il pallone, il numero dei difendenti capaci di intervenire nell’azione e la loro posizione, il punto dove è commesso il fallo. Vediamo nel dettaglio.
La direzione dell’azione: il calciatore deve dirigersi verso la porta avversaria e non genericamente verso la linea di porta o, ancora meno, verso un angolo del terreno; la probabilità di controllare il pallone: il calciatore deve essere in possesso del pallone o deve poterlo controllare facilmente; il numero dei difendenti capaci di intervenire nell’azione e la loro posizione sul terreno di gioco (al più uno tra il calciatore e la porta, oltre a chi commette il fallo); il punto dove è commesso il fallo (più lontano è dalla porta, meno probabile che l’opportunità sia EVIDENTE);
In conclusione bisogna valutare se c’era una concreta probabilità che l’attacco producesse un tiro in porta e, quindi, una rete se non fosse stato interrotto scorrettamente. In mancanza di uno qualunque di questi elementi, l’opportunità di segnare una rete non può definirsi EVIDENTE. Inoltre, la presenza di ciascuno di questi elementi deve essere “chiara” affinché l’espulsione sia appropriata secondo la Regola 12.
Bisogna infine ricordare che la condotta gravemente sleale si concretizza sia con i falli punibili con un calcio di punizione diretto (o di rigore) sia con quelli punibili con un calcio di punizione indiretto e che non è necessario che l’infrazione si verifichi all’interno dell’area di rigore. Se l’arbitro applica il vantaggio durante un’evidente opportunità di segnare una rete, il calciatore colpevole alla prima interruzione del gioco non sarà espulso, ma ammonito. Se, però, l’infrazione commessa merita di per sé l’espulsione, il calciatore sarà espulso non per condotta gravemente sleale, ma per il tipo di fallo.
Fonte: gianlucadimarzio.com
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