Un ‘movimento’ (oggi è trendy definirsi tale) mordace, che ama penzolare con fare più o meno consapevole, tra il serio ed il faceto e con, in primis, la ‘mission’ di celebrare mister Maurizio Sarri, il suo modus operandi ed i suoi ‘aforismi’ o presunti tali.
Da qualche mese è possibile restare tuned (come piace dire ai più social) con la pagina ‘Sarrismo, gioia e rivoluzione’ e prendere visione dei post pubblicati da chi la gestisce, liberi di condividere (in tutti i sensi) o meno ciò che viene quotidianamente pubblicato. Si parla di vassalli, messeri, compagni e palazzi da conquistare: la fede per Sarri è palese almeno quanto l’ironia (ed ovviamente l’arguzia in ottica marketing) di chi si dichiara ‘Sarrista’.
E da qualche tempo è possibile ostentare il proprio sarrismo anche nel proprio outfit: basta ordinare (alla modica cifra di euro dieci) la maglietta, rigorosamente rossa, il colore delle rivoluzioni. Sulla t-shirt 100% cotone il logo, ossia il bel faccione di Sarri rinchiuso in cornice circolare con ben in vista il nome della pagina facebook, ergo del ‘movimento’. Fino a qui, tutto bene (per citare uno dei capolavori del cinema francesce, ‘la Haine’ e lì in quanto a rivoluzioni…) il problema è la frase posta al di sotto del logo: ‘Non c’è democrazia #finoalpalazzo’.
E se ai più la frase sembrerà null’altro che un’insulsa goccia nel calderone del web, a qualcuno il periodo dove ‘non c’è democrazia’ ha creato qualche problema. Di fatti, pochi minuti fa, secondo quanto riportato sul web dagli stessi interessati, almeno tre ‘sarristi’ sono stati costretti a svestire le rosse maglie della rivoluzione (e se non si coglie la mia ironia, talvolta troppo ‘british’, faccio mea culpa) dalle forze dell’ordine che evidentemente le ritenevano offensive o ‘sporche’ di politica.
Inutile spiegare, sempre secondo le testimonianze web, che la democrazia citata fosse circoscritta al mondo del pallone ed alle presunte ingiustizie vissute in questo finale di stagione: via le maglie o al San Paolo non si può entrare. ‘Non c’è democrazia’? Ai posteri l’ardua sentenza, di sicuro quella intaccata fuori i cancelli di Fuorigrotta è stata la libertà d’espressione. E sentendo ciò che succede sui campi di tutta Europa e ciò che soprattutto viene introdotto nei vari settori (Amburgo ultima testimonianza) sembra un po’ paradossale che le forze dell’Ordine (che probabilmente ritenevano di fare null’altro che il loro dovere) abbiano fiutato pericolo in quelle parole forse equivocabili ma sicuramente più docili che mordaci.
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