«Chi è Prandelli?». Tra i mille meriti della Nuova Quarto Calcio per la legalità c’è anche quello di aver fatto avvicinare al calcio Gigi Cuomo, coordinatore nazionale di Sos impresa, l’associazione confesercenti nata per difendere la libera iniziativa imprenditoriale, per opporsi al racket e resistere alla criminalità organizzata. Lunedì la squadra di calcio da lui presieduta si allenerà con la Nazionale e finalmente conoscerà di persona il ct degli azzurri.
Partiamo dall’inizio. Com’è cominciata la storia?
«Giugno 2012, incontrai in procura il pm Antonello Ardituro. Mi chiese se volevo collaborare con l’amministratore giudiziario Luca Catalano per trasformare una squadra di calcio in mano ai mafiosi in uno strumento di legalità».
Paure?
«Non sapevo nulla di calcio. In casa il tifoso è mio figlio»
Ed ora?
«Devo dire grazie al presidente della Figc Abete. Il regalo che ci stanno facendo è qualcosa di straordinario. Il nostro progetto di valenza sportiva e civile ora sarà ancora più forte e la città di Quarto ricorderà qualcosa che entrerà nella sua storia».
Due campionati, uno dentro, uno fuori lo stadio.
«Se non ci fosse stata una società civile che ci ha sempre sostenuto, a cominciare dai nostri collaboratori, né io né Ardituro, né Catalano potevamo fare nulla. Oggi a Quarto si parla di libertà dalla camorra quando prima non si parlava neanche di camorra».
Mai pensato ma chi ce lo fa fare?
«Ci sono dei momenti difficili. Ma quando fai il bilancio costi e ricavi sociali scopri che il saldo è in attivo e vai avanti».
Qual è l’attestato ricevuto più bello?
«Poche settimane fa è nata un’associazione di figli di antichi e storici notabili quartesi che hanno dichiarato di voler costruire una realtà nuova riconoscendo i loro padri responsabili del disastro di questa città».
Lunedì parlerà ad Insigne, Balotelli, Buffon e gli altri campioni, cosa chiederà loro?
«La disponibilità ad essere testimonial di questa realtà. Oggi è una tappa ma la nostra battaglia è permanente».
Un giorno i riflettori si spegneranno, ed allora che accadrà?
«Significa che avremo restituito la squadra, la società, lo stadio ai quartesi. Noi siamo solo la start up».
Però sul campo dicono che avete gli aiutini…
«Se parliamo di calcio giocato ci può anche stare, se è un modo subdolo per dire usate la legalità in modo strumentale per vincere, i nostri giocatori e tifosi sono la dimostrazione pragmatica. Mai ammende, mai sanzioni, sempre corretti e vincitori nel fair play».
Ricorda l’articolo di Diego Occhiuzzi sulle colonne del Mattino che chiedeva la visita della Nazionale di calcio dopo l’ennesimo raid vandalico?
«Certo che lo ricordo. Lui è il primo degli invitati. È l’esempio di tante persone che ci sono state accanto con costanza e convinzione».
L’esperienza di Quarto sta facendo scuola?
«Ricevo inviti da ogni parte d’Italia. Siamo stati recentemente a Pont-Saint-Martin per un gemellaggio e tra poco ricambieremo l’ospitalità ai ragazzi valdostani. È bene che il messaggio circoli. Più ne siamo più daremo forza al progetto».
Ma davvero non conosceva Prandelli?
«Onestamente no, ma so che immediatamente ha sposato la nostra causa dimostrando grande attaccamento. Oggi ne sono il primo tifoso».
Fonte: Il Mattino.
La Redazione.
D.G.
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