Domenica a ora di pranzo sfida all’Empoli che ha sempre fame di nuovi talenti. Soprattutto napoletani. Arriva al San Paolo il club che ha pescato di più in Campania negli ultimi 30 anni. La base operativa dei toscani, tra i migliori in Italia per quanto riguarda la scoperta e la valorizzazione di calciatori in erba è Castello di Cisterna. “La settimana scorsa ci siamo affiliati di nuovo all’Empoli Calcio – rivela Lorenzo D’Amato, direttore della Scuola Calcio San Nicola e osservatore per i toscani dal 1983 – ci hanno proposto un accordo quinquennale, ma abbiamo firmato per tre anni. Continuerò a svolgere il lavoro che ho sempre fatto, cioè scoprire talenti in giro per il Mezzogiorno, portarli a Castello di Cisterna e girarli all’Empoli”.
Bene e il Napoli? “Il Napoli non intende investire nel settore giovanile – dice D’Amato – credo che nel club azzurro non ci siano dirigenti all’altezza per mettere in piedi un vivaio che produca risultati. Invece di spendere 10 milioni per calciatori che non hanno reso, il presidente Aurelio De Laurentiis poteva destinarli alla costruzione di un centro sportivo per far crescere i ragazzi. Non l’ha fatto e i risultati del settore giovanile degli azzurri sono sotto gli occhi di tutti”.
Quindi per i prossimi anni i nuovi Montella, Di Natale, Caccia e Lodi per citare solo quelli nati a Napoli e dintorni, non passeranno per Castelvolturno. “Spiace dirlo ma è così – continua D’Amato – il club azzurro crede che basti il blasone per tenere sotto controllo le scuole calcio del territorio, ma non è così. Spiego la mia tesi con un esempio. Da regolamento, alla scuola calcio da cui viene prelevato un ragazzo nato dal 2002 al 2004, per regolamento bisogna riconoscere un premio di 19mila euro. Magari si può dilazionare il pagamento e concedere un bonus nel caso il ragazzo confermi di avere la stoffa. Il Napoli, invece, contatta la scuola calcio in questione e offre 300, al massimo 500 euro. Non è così che si lavora”.
Guardando i risultati dei settori giovanili, molto probabilmente a Empoli conoscono meglio il mestiere. “I toscani pagano quanto devono e quando è necessario offrono anche il lavoro ai familiari. I toscani hanno un centro sportivo, il Monteboro, che accoglie i ragazzi, li aiuta nello studio e li fa crescere come atleti e come uomini. Addirittura adesso stanno costruendo nel centro un ristorante per i dirigenti degli altri club che visitano la struttura. Il Napoli non ha un centro del genere”.
E molto probabilmente, pare di capire, che il club azzurro non è nemmeno in possesso di osservatori radicati nel territorio. “Io conosco quali sono i migliori ‘2002’, ‘2003’ e ‘2004’ di tutte le regioni del Sud. Ho contatti dappertutto. I migliori passano da me. Mi piacerebbe segnalarli al Napoli, che adesso con le nuove regole della Figc si dovrebbe organizzare meglio. Ma non hanno mai voluto i miei servizi e quindi continuerò a lavorare per l’Empoli, soprattutto adesso che i toscani hanno voluto che ci affiliassimo di nuovo a loro”.
I toscani sono sempre stati attenti ai talenti napoletani e campani in generale. “Ad Empoli si muovono i massimi dirigenti in prima persona – dice D’Amato – quando scoprii Lodi, che giocava nell’Oasi di Frattamaggiore, chiusi la trattativa con la scuola calcio. Quando dovettimo trovare l’intesa con la famiglia, si mosse Lucchesi in persona. Il direttore generale che aveva costruito la Roma da scudetto, si sedette a tavola con i genitori di Lodi. Uno dei dirigenti più esperti del calcio italiano a cena con un’umile famiglia. Così si cura il settore giovanile e non con pochi contatti”.
E’ l’Empoli a dover invidiare la storia, il bacino d’utenza e la bacheca del Napoli. Ma per quanto riguarda il settore giovanile, sono gli azzurri a dover carpire i segreti dei toscani. “L’Empoli è un’isola felice per quanto riguarda la crescita dei talenti – chiude D’Amato – il Napoli, invece, non ha ancora le strutture adatte”.
Fonte: Cronache di Napoli
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