L’interesse arabo su Napoli e sul Napoli sta per arricchirsi di un nuovo capitolo. Una storia che in apparenza non ha nulla a che vedere col calcio, ma che la dice lunga su quello che i capitali provenienti dal mondo arabo potrebbero fare per l’economia della nostra città. L’Etihad, la compagnia aerea degli Emirati Arabi, che ha un ruolo di primissimo piano nel salvataggio dell’Alitalia, ha manifestato l’intenzione di rilevare Atitech, azienda napoletana, un tempo di proprietà della stessa Alitalia, che è leader nel settore della manutenzione e revisione dei motori degli aerei. Atitech, con 550 dipendenti, va bene e guadagna: ha un bilancio in utile, una cassa positiva e non ha debiti, anche se la società è in vendita. Etihad, nel rilevare la società napoletana, avrebbe intenzione di affidarle la manutenzione anche dello scalo di Fiumicino, che resta l’hub di Alitalia-Etihad. Atitech prenderebbe il posto di Ams, che faceva manutenzione e revisione dei motori di Alitalia, società fallita e che è attualmente in fase di concordato preventivo.
Cosa c’entra il Napoli calcio in tutto questo? Formalmente nulla, ma è chiaro che l’acquisizione di Atitech è un segnale forte dell’interesse arabo ad investire nel nostro territorio. Peraltro il piano industriale di Alitalia-Etihad prevede un forte radicamento nel bacino del Mediterraneo. La compagnia aerea punta a diventare leader in questo ambito territoriale. Ovviamente quando si parla di Mediterraneo Napoli diventa immediatamente un punto di riferimento primario. Etihad è la compagnia di bandiera degli Emirati Arabi Uniti ed ha sede ad Abu Dhabi. I proprietari della compagnia sono sostanzialmente i proprietari del Manchster City, non a caso lo stadio dei ‘Citizens’ si chiama appunto Etihad Stadium. Legati da vincoli di parentela con lo sceicco Al Thani, a sua volta proprietario del Paris Saint Germain. Abbiamo sempre detto, parlando della trattativa per la cessione del Napoli, che l’operazione è molto complessa. Il calcio ne è solo una piccola, se vogliamo trascurabile, parte. In ballo ci sono ingenti capitali. Del resto quando si muovono imprenditori di questo calibro, la passione sportiva c’entra fino ad un certo punto. Il calcio è solo un grimaldello per cercare di aggredire l’economia locale. Su Napoli gli interessi possono essere notevolissimi. Si è parlato della costruzione dello stadio, ma anche in questo caso parliamo di cifre tutto sommato trascurabili a questi livelli. In ballo c’è anche l’area della Mostra d’Oltremare che interessa moltissimo. E soprattutto la riqualificazione di Bagnoli, nella zona ex Italsider che da troppi decenni è abbandonata a se stessa e che ha potenzialità turistiche enormi, se adeguatamente valorizzata. Il discorso sul Napoli entra in tutto questo. Una sorta di specchietto per le allodole, un richiamo di primo piano per avviare altre operazioni molto più impegnative e potenzialmente remunerative. In questo l’operazione fatta con l’Alitalia prima e con Atitech poi indica chiaramente la via che si intende seguire. Se l’intenzione è quella di creare su Napoli un polo turistico di primo piano, il principale del Mediterraneo, è chiaro che una compagnia aerea è fondamentale. Riqualificare al massimo Capodichino è la premessa per farne uno degli scali più importanti del Mediterraneo. L’acquisizione di Atitech va in questa direzione, ed è una prima boccata d’ossigeno per l’economia locale. Non solo per i 550 dipendenti, che si vedono rassicurati circa il loro futuro immediato, ma anche per i possibili sviluppi. Si parla già di uno sbarco a Fiumicino e del potenziamento dell’hangar a Capodichino. Una riprova che Napoli intriga molto. E per conquistare i napoletani il Napoli è lo strumento migliore.
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