Cristiano Lucarelli, ex calciatore di Napoli,Parma , Livorno (tra le tante), ha smesso di giocare qualche settimana fa. Ma aveva già le idee chiare sul suo futuro. Non appena ha smesso di giocare ha subito voluto iniziare la carriera da allenatore. Oggi Lucarelli siede sulla panchina degli Allievi Nazionali del Parma ed è alle porte di una nuova esperienza:
Com’è cambiata la tua vita negli ultimi 2 mesi?
Beh è cambiata perchè non c’è più un attività fisica ma mentale. E’ cambiata dal punto di vista fisico, sono cambiati gli allenamenti, prima trovavo tutto pronto mentre ora devo proporre e organizzarli. Però devo dire che mi sto divertendo molto e che ho iniziato questa nuova avventura con grande entusiasmo, con adrenalina. Sto lavorando per avere gli stessi risultati che ho avuto da calciatore e magari anche migliorarli.
Hai deciso di ricominciare da Parma. Spiegaci il perchè e che ambiente hai trovato.
Il Parma ha una grande tradizione di allenatori, sia a livello di settore giovanile che di prima squadra, tanti allenatori illustri sono passati da Parma, quindi lo ritengo comunque uno dei centri più idonei per intraprendere questo percorso.
Quando hai iniziato a giocare da calciatore avevi un sogno: il Livorno. Oggi inizi da allenatore, con quale sogno? Ancora Livorno? Gli obiettivi da allenatore sono diversi da quelli da calciatore. Si può sognare una squadra però magari arrivi lì, dopo 3 mesi ti cacciano e allora il sogno è già finito. Come calciatore è diverso, con un contratto di 4 o 5 anni sei sicuramente più tutelato. Livorno è nel mio cuore, sarà sempre nel mio cuore. Un giorno mi piacerebbe allenare il Livorno, ma la situazione da allenatore è diversa da quella da calciatore, quindi c’è l’obbligo di guardare anche altrove, ovviamente.
Come allenatore parti dagli allievi. Qual è il mister a cui ti ispiri?
Ho cercato di prendere il meglio dagli allenatori che ho avuto. Se devo dire solo un nome quello a cui mi ispiro di più è Mazzarri.
La scorsa è stata la stagione degli addii al calcio, compreso il tuo. Guardandoti indietro, qual è stata l’emozione più bella della tua carriera da calciatore?
L’emozione più grande è stata la promozione con il Livorno. Volevo fortemente quella maglia e poi partivamo non come favoriti.
Il gol più bello invece?
Di gol ne ricordo tanti, ma quello a cui sono più legato è quello fatto ai sedicisimi di finale di Coppa Uefa con il Livorno, che ci portò al turno successivo. Una grandissima emozione.
Dopo tanti anni di carriera hai qualche rimpianto?
Rimpianti no perchè ho sempre condotto la vita come ritenevo opportuno facendo tutto di testa mia a costo anche di rompermela. Rimpianti non ne ho, assolutamente.
Concludiamo con una riflessione: in un momento in cui molti calciatori scelgono solo in base all’offerta economica, molti vanno all’estero per guadagnare di più, risalta sempre più quel tuo rifiuto al miliardo di qualche anno fa. Che ne pensi?
Però oggi molti calciatori vanno via per mancanza di spazi, ci sono tantissimi stranieri in ogni categoria e molti sono costretti a provare nuove esperienze per trovare spazi. Non è solo un discorso di scelta economica, a volte c’è proprio la necessità di portare a casa lo stipendio, anche perchè noi quando pensiamo ai calciatori pensiamo solo a quelli che guadagnano tanto, ma sotto questi 10-15 campioni che guadagnano cifre importanti c’è un mondo diverso. Penso ai giocatori di Prima Divisione, Seconda Divisione, che prendono uno stipendio normale, sui 1400-1500 euro e possono aspettarsi di tutto e di più. Quindi a volte hanno l’esigenza di andare fuori per avere uno stipendio e per trovare maggiori spazi per provare a sfondare nel grande calcio.
Fonte: calcionews24.com
La Redazione
P.S.
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