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Crisi Barcellona, Bartomeu: “Non abbiamo incassato un euro dal 14 marzo”

Il presidente del Barça ha parlato ai microfoni del Mundo Deportivo

Il presidente del Barcellona, Josep Maria Bartomeu, ha analizzato gli effetti della crisi derivante dall’emergenza Coronavirus. In un’intervista rilasciata al Mundo Deportivo, Bartomeu ha parlato dell’impatto di questa situazione sulle finanze del club.

A proposito del mercato, il presidente dei catalani spiega che «già prima del lockdown avevo detto che sarebbe stato un anno di scambi. Abbiamo già visto che c’era una pandemia in tutto il mondo e che sarebbe stata un’estate complessa con scambi, e si sta realizzando».

«Dal 14 marzo – lancia l’allarme Bartomeu – non abbiamo incassato quasi un euro. Abbiamo perso ricavi per 200 milioni. 200! Ora stiamo chiudendo l’esercizio. Abbiamo recuperato molto riducendo i salari e con gli ERTE. Abbiamo dovuto chiudere i negozi e il museo, non ci sono state vendite di biglietti. Restituiamo la parte di abbonamento delle partite che non sono state giocate. 200 milioni sono pesanti».

A proposito del budget 2020/21: «Nel nostro piano strategico avevamo programmato di inserire 1.100 milioni e ora entreremo in meno del 30% per il Covid. Lo dico perché se qualcuno pensa che la pandemia non colpisca il Barça, si sbaglia. Colpisce i grandi club europei e il Barça è il club europeo che guadagna di più e il più colpito. Ciò rende questo mercato complesso».

Sulle voci che vedevano i conti del Barcellona in difficoltà anche prima del Covid, Bartomeu risponde: «Non è vero. Nonostante i tagli continueremo a essere leader nei ricavi. Il livello di debito del club non è molto elevato. Ma ci sarà una chiusura con un effetto Covid, che sarà sicuramente negativo, e un’altra senza Covid, che sarebbe positiva. Ed è obbligo di Liga e UEFA di avere una chiusura con e senza effetto Covid».

In chiusura, una battuta su come potrebbe cambiare il calcio: «Questa pandemia avrà effetti su due o tre stagioni. I grandi guru finanziari parlano di quattro anni, ma penso che il calcio andrà più veloce. Bisogna trovare un farmaco, un vaccino e serve che le persone riacquistino fiducia per andare negli stadi e viaggiare».

«I negozi del club sono aperti ma le vendite sono irrisorie – ha aggiunto –. I visitatori medi giornalieri al Museo la scorsa settimana sono stati 130-150. I club di piccole e medie dimensioni non sono così colpiti perché vivono di diritti televisivi e non di entrate commerciali. E qui dobbiamo ringraziare i principali sponsor come Rakuten, Nike e Beko, che continuano a sostenere il club comportandosi in modo esemplare e senza voler rinegoziare gli accordi».

Fonte: CalcioeFinanza.it

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