Champagne, con le bollicine buone grazie. Benitez è venuto per due volte in Italia ad insegnare calcio e due volte ha preso legnate sui denti. All’Inter è durato meno di De Sica con la biondina (della quale non ricordo il nome, perdonatemi) in “Natale a Miami” – giusto per restare in tema di risate e di cinepanettoni di De Laurentiis – ed al Napoli gli hanno dato due anni, un budget per la squadra che Mazzarri si sognava e mille alibi che hanno portato a quello che scriviamo da 20 mesi tutte le settimane: NULLA! Capisco che l’introduzione è alla Biasin, però, ogni tanto mi concedo anche io licenze poetiche come Fabrizio, il quale dovrebbe essere presentato a tutte le scuole elementari di Milano, per fantasia e modo di scrivere. Io vado al dunque, quindi non mi presentano alle elementari ma soltanto alle Procure di Repubblica di mezza Italia, con cause sparse sul territorio. Con il Cittadella ci vediamo a settembre e con De Sanctis a febbraio, appuntamenti segnati in agenda. Benitez non può querelarmi perché non lo abbiamo mai offeso, al massimo abbiamo espresso opinioni dure nei suoi confronti. Solitamente i napoletani non si fanno prendere in giro da nessuno, al massimo accade il contrario. Invece uno spagnolo trapiantato in Inghilterra con il faccione simpatico ha preso in giro tutta Napoli. Senza contenuti e con la barzelletta del rinnovo, prima o dopo la torta di compleanno. Ha chiesto a De Laurentiis 4 milioni all’anno per i prossimi 4 anni e sembrava quasi che i napoletani dovessero pregarlo più di San Gennaro perché rimanesse. Ma per cosa poi? Per fallire ancora, per pareggiare e perdere in casa con le piccole, per chiudere a 102 punti dalla Juve, per non essere stato capace di battere i bianconeri neanche sulla spiaggia di Torino. Ma va’ va’, Don Rafaè. Ha fallito su tutti i fronti e ci siamo presi insulti per due anni da tutti i napoletani perché osavamo criticare il loro allenatore quando invece sostenevamo quello che solo oggi tutti dicono. Quando gli azzurri vincevano una partita per 1-0 contro il Parma o il Chievo di turno, su Twitter mi dicevano “com’è oggi nun parli ro Napoli?” come se una vittoria facesse la differenza. Nel calcio parlare prima è complicato, farlo alla fine dei giochi sarebbe capace anche mio nipote di 10 anni. No, scusate forse ne ha compiuti 11 proprio l’altro giorno. Benitez non ha capito nulla dell’Italia. I napoletani lo osannavano di fronte a mille fesserie, i tifosi della Juventus criticavano Allegri e ha chiuso con 20 punti sulla seconda in scioltezza, regalando almeno 10 punti dopo aver messo il sigillo sul tricolore. Napoli deve cambiare tutto: a partire dalla mentalità. Il gruppo è fondamentale, dalla serie A alla terza categoria. Senza gruppo e solidità puoi avere anche Messi e Ronaldo, le partite non le vinci. De Laurentiis deve rifondare questa squadra, spedire Bigon in vacanza a San Vincenzo dal suo vecchio amico Mazzarri e citare per danni Benitez. Vi racconto questa: la redazione di Sportitalia, circa 3 mesi fa, invitò in trasmissione Riccardo Bigon. La risposta fu, in sintesi, se Criscitiello fa un editoriale dove ritratta e non infanga più il mio lavoro vengo. Nostra risposta: noi invitiamo tutti, anche quelli che non stimiamo, ma proprio per questo esistono il dialogo e il confronto. Altrimenti poi ci dicono che invitiamo solo gli amici. La differenza è che i non amici non vengono. Prima che chiami l’avvocato, consiglio a Riccardo di sentire il suo Ufficio Stampa che ci fece la proposta appena pubblicata.
fonte: TMW
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