Il calcio è bello per questo. Passiamo giorni, mesi e anni a parlare di tutto, moduli, giocate spettacolari, vogliamo il bel gioco e mercato ma alla fine conta sempre e solo una cosa: il risultato. Possiamo dannarci l’anima quanto vogliamo ma tanto non cambieremo mai: gli allenatori non vengono, quasi mai, giudicati per il lavoro settimanale ma per una palla che entra o esce all’86esimo minuto, i calciatori li rendiamo onnipotenti dando loro cento alibi, in modo da far ricadere la colpa anche sul magazziniere che non sistema bene le magliette ma mai sui diretti interessati. Quando cambieremo atteggiamento allora vedremo qualche segnale di crescita. Il caso del Napoli è lampante. Va a Torino e non sfigura, la Juventus non crea occasioni da gol come fosse il Barcellona dei tempi d’oro e se non le basta il minimo sforzo poco ci manca. Inutile parlare di teorie e scomodare paragoni storici. Se il Napoli in avanti non ha il finalizzatore non può pensare ad alcun obiettivo prestigioso da raggiungere. Le colpe sono di due fattori: la sfortuna e il mercato. Spieghiamoci. L’infortunio di Milik ha spiazzato Maurizio Sarri che – per il gioco che attua – ha subito l’infortunio peggiore che gli potesse capitare (certamente meglio nessuno), quello del suo attaccante di riferimento. Higuain lo scorso anno ha segnato caterve di gol perché è bravo ma anche perché il gioco di Sarri lo ha messo in condizione di tirare nello specchio della porta 300 volte. A Torino non è più così. Certo, appena la tocca la mette dentro ma non la tocca 300 volte. Possiamo parlare di filosofia e calcio non ne usciremo più. Il Napoli ha poco da rimproverarsi se ad ottobre si infortuna Milik. Il campo ha sentenziato che De Laurentiis e Giuntoli ci avevano visto giusto. In poche giornate ha fatto dimenticare Higuain ma quel maledetto infortunio ha condizionato la sua stagione e quella degli azzurri. Il Napoli deve essere bravo ed umile a dimenticarsi lo scudetto e a non perdere di vista il vero obiettivo stagionale: il secondo posto. Il terzo sarebbe già rischioso per la prossima stagione. Possiamo dire quel che vogliamo di Gabbiadini ma per Sarri non è e non sarà mai un top player. Un ragazzo così educato e silenzioso si tiene tutto dentro. Farà ancora qualche gol in azzurro ma non sarà mai devastante come un bomber che oggi serve a Sarri per risolvere i suoi guai. Contro la malasorte non puoi farci nulla ma sul mercato, con il senno del prima e con il senno del poi, non ci si sarebbe dovuti fermare al solo Milik. Non perché fosse richiesta la sfera di cristallo per prevedere l’infortunio dell’attaccante ma semplicemente perché poteva starci un ritardo nell’inserimento in un campionato nuovo e così difficile per un bomber che si trovava di fronte le difese italiane. Il Napoli, invece, ha avuto troppo il braccino corto e non ha preso un secondo attaccante che sarebbe servito alla luce della tripla competizione. A maggior ragione perché c’era la cassa piena dalla cessione dell’argentino, con quei soldi si sarebbero dovuti prendere due attaccanti e non uno solo e sarebbe stato opportuno anche valutare la cessione di Gabbiadini, vista la scarsa fiducia che il mister ripone in lui. Prendete la Juventus: può permettersi di far passare inosservata l’assenza di Dybala. In attacco c’è qualità ma ci sono anche i ricambi, consapevole che non c’è solo il campionato; anzi quest’anno c’è soprattutto la Champions League. La Juventus vincerà lo scudetto senza strafare.
fonte: tmw
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