Sono tanti gli argomenti da trattare in questo avvio di settimana. Dall’Inter che passerà, molto probabilmente in questi giorni a Thohir, alla Roma di Garcia che merita il nostro rispetto. Il Milan, però, resta la grande incompiuta. Le regioni sono molteplici. La squadra non è all’altezza di questo campionato (sempre mediocre ma nettamente superiore ad un anno fa). I dubbi sull’allenatore restano: le false partenze, ormai, sono una costante che contraddistingue Max Allegri e il solo anno di contratto non dà potere all’allenatore. I dubbi sulla società con il futuro di Berlusconi lasciano solo nubi con il temporale dietro i monti. Triste vedere San Siro così vuoto in occasione della gara con la Sampdoria. La Curva chiusa potrebbe essere un pretesto ma nessuno si chiede dove sono finiti i milanisti che riempivano il Meazza? Forse è proprio questo il dato più allarmante. Più allarmante di una difesa da far piangere Baresi, Tassotti, Maldini e Costacurta. Più allarmante di un Abbiati sempre più sul viale del tramonto e più allarmante di un Matri che ha dimenticato il mitra a Torino.
La Juventus progetta presente e futuro. La squadra ha qualche difficoltà rispetto all’anno scorso, è evidente. La fame è alla base di tutto, quando cominci ad essere sazio o trovi gli stimoli per arrivare al dolce o è meglio alzarsi da tavola. Conte ha la strategia giusta per conservare uno spazio nello stomaco per il dolce che, solitamente, è il pezzo forte della cena. Non vogliamo farvi venire fame ma vogliamo inquadrare lo stato attuale della Juventus che si trova a fronteggiare la concorrenza di due lupi affamati come Napoli e Roma, con il pericolo Inter sempre dietro l’angolo. La vera garanzia della Juventus resta il Presidente, Andrea Agnelli. Giovane ma intelligente, furbo ma capace, rispettoso ed elegante. La Juve ha ritrovato l’Agnelli che cercava. Con tutto il rispetto per i cugini Elkann, il calcio è roba da Agnelli. Forse nella finanza meglio John, non ne capiamo e non ne parliamo, ma il campo da gioco ha dato le sue risposte. Agnelli ha saputo costruire una squadra dirigenziale degna della Vecchia Signora: dal mercato con Marotta e Paratici al marketing, fino ad arrivare alla comunicazione con Claudio Albanese. Una squadra che vince dentro e fuori dal campo. Quando ha scelto Conte, il Presidente, sembrava un azzardo poi il popolo bianconero gli ha dato ampiamente ragione. Ora va gestito bene il rinnovo di Pirlo. L’ex milanista deve tornare a fare la differenza per poter “pretendere” un altro contratto da top player, altrimenti i giovani avanzano e i vari Marchisio, Vidal e Pogba possono bastare. Non dimentichiamoci che Asamoah a sinistra è adattato, il suo vero ruolo è al centro del campo.
Ci svegliamo con un nuovo Caso Genoa. Casa Preziosi meglio di Casa Vianello. Figli che non dialogano, allenatori che firmano 4 anni di contratto e vengono esonerati senza avere comunicazioni ufficiali. Direttori Sportivi con due anni di contratto che vengono spediti a casa dopo 6 giornate e un “nuovo” allenatore che arriva ad ottobre e firma un triennale. Dopo che il Presidente, per due anni, ha definito lo stesso allenatore “Il male del club”. Benvenuti a Genova, dove la lanterna non si accende più da anni e dove quel bagliore di luce visto nel derby è durato talmente poco che sembrano passati degli anni. Liverani ha delle idee, questo è stato il suo più grande difetto. Ne ha talmente tante che ha fatto confusione. Doveva continuare con il 4-3-3, poi ha ascoltato un pò tutti ed è andato nel pallone. Troppi doppioni, questa la colpa di Delli Carri, 7 esterni, attaccanti tutti uguali e difensori modesti. I problemi li possiamo anche analizzare ma il problema principale è alla base: Preziosi! Ogni anno parliamo delle solite cose. Fin quando i due figli di Preziosi non fanno chiarezza tra di loro, il padre (giustamente padre prima che Presidente) sarà nel pallone. Si parla di un ritorno di Capozucca. Sarebbe folle da parte del Direttore che ha sposato il progetto Livorno e deve andare avanti in Toscana. Al Genoa troverebbe chi gli fa la guerra ad ogni passo e troverebbe un ambiente completamente devastato.
Tranne l’incomprensibile pareggio con il Sassuolo, questo Napoli fa paura. Vince facendo turn over, entusiasma con tutti i titolari e ha quella mentalità internazionale portata da Benitez. Come migliorare una squadra, una volta persi Mazzarri e Cavani? De Laurentiis sembra che ci sia riuscito. Insigne è poesia, Hamsik concretezza, Higuain il cecchino perfetto. Andava migliorata solo la difesa perchè Britos e Cannavaro fanno ancora un pò fatica ad altissimi livelli. Può giocarsela fino all’ultimo e la sensazione è che, quest’anno, per arrivare fino in fondo non occorra un miracolo ma solo un pò più di costanza di rendimento.
Più andiamo sui campi e più ci rendiamo conto che gli arbitri rovinano lo sport ed esasperano gli animi. Il vero male del calcio è chi crede di poter comandare senza mezzi e senza capacità. Quello che si è visto ieri a Bergamo è indecente e divertente. Più vediamo questi arbitri e più capiamo che l’AIA è solo la marca dei polli e non l’Associazione Italiana Arbitri. Vabbè, il prodotto che vendono è lo stesso. Braschi dove sei? Mettici la faccia! Dicci qualcosa, anche se come sempre senza senso ma parla! Esprimiti! Punto primo: Giacomelli non è capace, ci dispiace ma il finto imitatore di Collina ci ricorda solo il Gabibbo per quanto fa sorridere e per altre sue prerogative che teniamo nascoste. Secondo: può un arbitro di Trieste arbitrare l’Udinese? No! Non è sereno e per lo stesso principio ricordiamo che Rizzoli di Bologna non può essere designato per il Bologna, Rocchi di Firenze non può arbitrare la Fiorentina e allora per lo stesso principio un triestino non può dirigere la nemica Udinese. Se avessero conosciuto le nuove regole, caro Braschi, i tuoi 50 uomini in campo avrebbero concesso il rigore su Danilo. Sembrava il circo, con l’assistente che non alza la bandierina e solo in un terzo momento chiama l’arbitro. Ma le conoscono le regole? Dubitiamo. Questo non sia però un alibi per la squadra di Guidolin che ha meritatamente perso a Bergamo contro un’ottima Atalanta.
Un cenno anche al campionato di serie B. E’ logico che a Padova non stanno facendo i salti di gioia per l’avvio di campionato dei veneti. Paga Marcolin, arriva Mutti. La società, che dall’estate ha cambiato pelle, sta provando a far risollevare la squadra con potenzialità enormi. Ma, nel frattempo, c’è chi strumentalizza il calcio per fare politica. Neanche il primo cittadino che non c’è ma il vice-sindaco, tale Ivo Rossi, che per strappare una pagina di giornale (altrimenti chi lo conoscerebbe?) attacca la società e porta i tifosi a contestare, senza sapere una h di calcio. Innanzitutto giriamo i nostri dati bancari al Signor Rossi per la pubblicità gratuita che sta avendo in questo momento. Seconda cosa, si preoccupi dei problemi dei cittadini e non di quelli dei tifosi. Qualcuno gli spieghi la differenza tra calcio e politica. E fategli presente che il campionato non dura 7 giornate. Visto che vi trovate, al Signor Rossi (di solito si usa dire Signor Rossi per fare un esempio a chi non conta nulla) spiegate anche che la nuova Proprietà, affidata a Diego Penocchio, ha trovato un bilancio fatto di macerie. Non sappiamo come e cosa conta al Comune di Padova, se il bilancio ha un significato, ma nel calcio sì. Il vice sindaco non ha fatto comunicati quando Cestaro spendeva i miliardi e restava sempre al punto di partenza? I cavalli si vedono all’arrivo. Rossi pensi a fare campagna elettorale che al calcio ci pensa Penocchio. A maggio vedremo se avrà fatto meglio, come o peggio di Cestaro.
Fonte: Michele Criscitiello per Tuttomercatoweb.com
La Redazione
C.T.
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