Una lettera diretta, nella quale ci rivolgiamo, al direttore più longevo d’Italia, che ha avuto sempre gli stessi colori nel cuore e di fatto rappresenta la vera bandiera rossonera. Un editoriale imparziale, perché il mittente ed il destinatario non si sono mai detti neanche una volta “buonasera”.
Caro Dottor Galliani,
nell’analizzare gli ultimi 25 anni di Milan, nasce spontanea una riflessione: in un calcio dove non esistono più le bandiere, dove i dirigenti cercano progetti da presidenti egoisti attenti solo a plusvalenze e stadi di proprietà, la vera bandiera del Milan è dietro ad una scrivania. Più di qualche illustre “gloria” rossonera che invoca un posto in società senza averne le competenze, anche più dei vari Baresi e Van Basten. Questo editoriale nasce quasi per caso, dalla passione per la mia città (Avellino), dove il sogno di un Avellino-Milan trova sfogo solo sui canali di youtube; dopo una bella sconfitta subìta dai rossoneri al Partenio, Galliani rilasciava una dura intervista a Novantesimo minuto: microfono a fili, telecamera senza zoom, sullo sfondo un muro sgretolato perché all’epoca non c’era ancora l’invasione dei backdroop con mille sponsor pubblicitari. Ieri come oggi, difendeva il Milan per i colori, per amore e per passione. Ieri come oggi, Berlusconi aveva e ha un punto di riferimento del quale potersi fidare. Le esultanze sfrenate in tribuna, la cravatta gialla arrivata solo nel corso degli anni e milioni di plusvalenze. Qualche scommessa persa (il ritorno di Sheva, Olivera, Vieri, Josè Mari, Javi Moreno e non ultimo il flop Taiwo), molte quelle vinte (impossibile citarle tutte). Il tandem con Braida da sempre vincente ed una bacheca riempita negli anni. Cerchiamo ma non troviamo un nuovo Galliani, in quell’intervista degli anni ’80 aveva soltanto qualche capello in più, qualche chilo in meno ed una ventina di anni che non tornano più. L’Inter di Moratti ha segnato soprattutto fallimenti, perché Branca manca di capacità e qualità. Il Napoli di Marino poteva essere un esempio sulla falsa riga Berlusconi-Galliani ma l’idillio si è rotto troppo presto con De Laurentiis. Marotta è la novità di Torino, Corvino e Della Valle si stanno per dire addio.
Ad una domanda non sapremo mai dare una risposta: ha dato più lei al Milan o il Milan a lei? Probabilmente è un pareggio, con un’infinità di emozioni raccolte in giro per il mondo. Gli acquisti di Mesbah e Muntari hanno lasciato un po’ perplessi i tifosi rossoneri, ma El Shaarawy in estate e Maxi Lopez in inverno risalgono alla ribalta di un mercato fatto di parole e strette di mano. Le parole, al vento, del City per Tevez e le strette di mano rispettate per Maxi con Lo Monaco del Catania. La vittoria, fortunata ed audace, di Udine rilancia le ambizioni scudetto. Giusto aver dato ad Allegri carta bianca, seppur non sia a prescindere.
In estate tornerà il tormentone dei rinnovi contrattuali. Un errore aver rinnovato Inzaghi, viste le scelte tecniche, le quali dovranno al più presto diventare il primo criterio nel bilancio in passivo del Milan; perché la crisi ha toccato anche il calcio e non da oggi. E lei, da lungimirante dirigente qual è, è stato il primo a segnalarlo in tempi non sospetti, battendosi per valori importanti, come la concorrenza “leale” in Europa (altro che fiscalità spagnola). Ma purtroppo, nel mondo del pallone come nella politica, le buone proposte spesso restano le uniche a non essere accolte.
Fonte: Michele Criscitiello per Tuttomercatoweb.com
La Redazione
C.T.
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