In nome del fratello, certo, ma fino a un certo punto. Perché se il Napoli ora magnifica Lorenzo, da “Calimero” (allora inidoneo per Toro e Inter) ad impetuoso falco dell’avanguardia azzurra, c’è un Roberto che scalpita e guadagna posizioni importanti nel gradimento collettivo. Di tutti, dal club alla nazionale, ai tifosi. Perché, e su questo non ci piove, buon sangue difficilmente mente. Tale fratello e (forse) tale fratello quindi. Sempre più chiaro adesso (anche se non scontato) perché se si pensa ad Insigne, subito si dice Lorenzo, ma va a vedere che ci può scappare anche un Roberto. Perché no?
Non solo per il cognome, ma per quello che lo “junior” sta facendo e per ciò che potrebbe essere capace di fare in futuro. Seguendo le orme fraterne ma mettendoci anche molto di suo. Stesso cognome ma pure un modo non dissimile di rivolgersi al pallone, va da sé che non sarebbe male un Insigne-bis. Magari ritrovarseli assieme in squadra, il primo già a destinazione con tanto di rulli di tamburo, il secondo in predicato, ma con il sostegno dei fatti ed il futuro azzurro già nei piedi. Perché Roberto è già nel Napoli, perno imprescindibile della Primavera.
Ragazzi molto dotati tecnicamente non solo nell’individualità, ma anche al servizio del collettivo. Tratti imprescindibili per far carriera. Ebbene, Roberto ha macinato oltre 1500 minuti nell’ultima stagione in Primavera, divenendone il capitano, per poi affacciarsi anche in nazionale (under 18) a novembre contro la Germania per metà del secondo tempo. Sei gol nell’ultimo campionato, un ottimo bottino, e poi show con più gol nel ritiro di Pejo in amichevole davanti ad un attento De Laurentiis. Un presidente, va detto, sempre più votato alle politiche giovanili. Un settore che, partendo dal nulla nel 2004 (e di questo va dato atto sempre al tenace Santoro), sta facendo passi da gigante nonostante la carenza di vere e proprie strutture, poiché le giovanili si appoggiano a plessi esterni. Ma nell’immediato futuro le cose potrebbero cambiare, soprattutto se i Lorenzo Insigne dovessero moltiplicarsi come gli implacabili “agenti” di Matrix.
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