La questione degli infortuni al legamento crociato del ginocchio vista dal professor Giorgio Galanti,professore ordinario di Medicina Interna, specialista in Medicina Interna, malattie cardiovascolari e medicina dello Sport e responsabile Scientifico e coordinatore medico della Fiorentina. L’ultimo caso è stato quello di Ghoulam ma sono stati vari (sette) i problemi di questo genere in questo avvio di stagione. “Per quanto riguarda la rottura, per la prima volta, del crociato, l’aspetto fortuito ha la preponderanza – spiega a Tuttomercatoweb.com – anche perché nel calcio ci sono condizioni che non possono essere previste. Mi soffermo sui campi di gioco: c’è l’abitudine di modificare le condizioni del campo, ad esempio c’è chi decide di innaffiare il campo rendendolo più scivoloso perché potrebbe essere più adatto a chi ha più tecnica. Tutto questo però comporta che un atleta, se non valuta bene quali scarpe e quali tasselli scegliere, vada incontro a criticità che possono spiegare questi infortuni. Ripeto però che l’infortunio al crociato è spesso fortuito o perché si atterra male sul piede o perché il piede si gira. Diverso aspetto è quello legato agli infortuni muscolari che possono essere prevenuti con precise procedure. Per quel che riguarda invece una eventuale seconda rottura del crociato, questa può accadere nel caso in cui non vengano rispettati i tempi di recupero, che sono precisi e indicati in sei mesi come minimo. Tutto questo perché il ginocchio ha bisogno di recuperare la sua bio-meccanica; i nuovi sensori del ginocchio devono iniziare ad imparare i movimenti che sono stati perduti. Mettendo insieme anche il recupero del gesto tecnico-atletico, servono tra i nove mesi e un anno. Tanto più l’atleta è giovane tanta più cautela serve. E se non si guarisce bene dall’infortunio c’è un fattore di rischio”
La preparazione atletica può incidere?
“Tengo a sottolineare che ciò che esporrò ora è un mio personale pensiero: inizio dicendo che sono recentemente usciti dei lavori che parlano di memoria muscolare: il muscolo cioè impara certi movimenti e li memorizza. Se la preparazione dunque può incidere? A mio parere sì, soprattutto quando è fatta da preparatori diversi. Mi spiego meglio: gli esercizi di un nuovo preparatore rispetto al lavoro portato avanti da chi lo ha preceduto, possono – in chi è predisposto – favorire qualche infortunio. Può darsi insomma che quando la preparazione e certe metodologie di lavoro cambiano si possano creare alcune distonìe muscolari”.
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