In Parallel Worlds, documentario DAZN, Cristiano Ronaldo si è confrontato con Gennady Golovkin, asso della boxe:
“Giocare a calcio è la mia passione, ma in televisione mi piace guardare altri sport. Tra una partita di calcio o un match di boxe o UFC, scelgo la seconda opzione. Non credo che avrei potuto fare il pugile, è dura. Penso di essere nato per diventare un calciatore professionista, ho sempre pensato di avere quel dono, l’ho sempre desiderato. La boxe è più difficile perché quando gareggi sei solo. Lavori in palestra, hai la tua squadra, ma poi loro non salgono sul ring con te. Nel nostro caso è diverso perché ci alleniamo insieme, ridiamo, è un tipo di sacrificio diverso”.
Ronaldo pugile: “Quando ero al Manchester United, uno degli allenatori faceva boxe con me. Credo che possa fare bene a un calciatore perché acuisce i tuoi sensi e impari a muoverti. Io e Golovkin siamo cresciuti in ambienti e culture diverse. È stata dura perché proveniamo da famiglie umili, non eravamo ricchi, quindi dovevi lottare per sopravvivere. Le circostanze in cui cresci forgiano la tua personalità e il tuo carattere. Sono nato sull’isola di Madeira e all’età di 11 anni lo Sporting parlò con i miei genitori. Hanno detto loro che erano interessati ma mi sarei dovuto trasferire a Lisbona. Quando ho parlato con loro mia madre mi ha detto: ‘Se è quello che vuoi, vai pure.’. Ho pianto tutti i giorni, mi mancavano molto. Questo è stato il mio momento più difficile al pari della perdita di mio padre. Penso che sia bello avere emozioni, non nascondere chi siamo realmente. Chi ha detto che gli uomini non piangono? Tutti abbiamo sentimenti e dobbiamo esprimerli. Mi sono sacrificato per essere il migliore del mondo, ma la cosa più importante per me è essere una brava persona”.
Ambizioni: “Ne ho discusso a Dubai la scorsa estate con Anthony Joshua. A 33 anni inizi a pensare di essere in discesa ma io voglio continuare a giocare a calcio. La gente potrebbe pensare: ‘Cristiano è stato un giocatore incredibile ma adesso è lento.’. Non voglio che questo accada. Puoi prenderti cura del tuo corpo ma tutto dipende dalla tua testa, dalla tua motivazione ed esperienza. Federer ad esempio ha 39 anni ed è ancora al top”.
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