E domani, chissà? Perché, secondo l’edizione di oggi del Corriere dello Sport, adesso bisognerà orientarsi, tra Napoli, San Pietroburgo e Londra per andare a scovare, attraverso una tempistica sfuggente, ciò che accadrà in questo Mondo e intorno a quelle (altre) panchine. Maurizio Sarri non sarà più l’allenatore del Napoli, e stavolta si può anche a fare a meno della classica frase «a meno di clamorose sorprese», e il suo orizzonte è avvolto in una nuvola di fumo. Il contratto è una mappa complicata, pieno di cavilli e lacciuoli che si incagliano, fondamentalmente, con le scorie di un rapporto deterioratosi nel tempo e soprattutto nell’ultima settimana.
E’ tutto scritto in quel patto firmato un anno fa, dopo le frizioni di Madrid a cui fece seguito la grande pace a Roma dopo il successo sulla Lazio, in quella via XXIV Maggio che ieri ha accolto Carlo Ancelotti: accordo con scadenza 2020 ma regolamentato da clausole bilaterali, esercitabili entro il 31 maggio di quest’anno e del prossimo. In sintesi: Sarri, al quale è stato riconosciuto per questa stagione un milione e quattrocentomila euro più un milione di premio per la qualificazione in Champions, potrebbe liberarsi dall’impegno del Napoli dietro il pagamento di otto milioni di euro. O altrimenti, nel caso in cui il Napoli non voglia riconoscere a Sarri alcun altro stipendio, e liberarlo, sarebbero sufficienti cinquecentomila euro netti (dunque un milione lordo) e amici (?) come prima.
TI BLOCCO. Ma De Laurentiis potrebbe anche decidere di «bloccare il proprio allenatore», togliendogli la panchina della prima squadra, lasciando in vita il contratto ma rinunciando al tesseramento, a cui di fatto è ormai destinato Ancelotti. Ipotesi che sembra remota, complicata e finirebbe per lasciare che oltre ai panni voli anche ulteriore veleno, ma che non va neanche scartata con leggerezza: otto milioni e soprattutto quel che resta di frizioni così prepotenti potrebbero incidere, eccome.
Liberare in questo caso Sarri, dunque evitando ai suoi estimatori l’onere d’un versamento di otto milioni di euro, potrebbe a questo punto spingere Abramovich a dirottare, e definitivamente, la propria attenzione sul tecnico di Figline. Le voci si sono accavallate e fantasmi ne sono spuntati: Fali Ramadani, il potente manager che è entrato nell’orbita-Sarri e che è diventato amico di Alessandro Pellegrini, il procuratore dell’allenatore, è stato segnalato a Londra, dove sarebbe andato per sentire quali siano le intenzioni del Chelsea. Abramovich ha ancora Conte a busta paga, dovrebbe riconoscergli una sostanziosa buona uscita, però non dovrebbe aggiungere una nuova rilevante somma per ottenere Sarri.
LA RUSSIA. Lo Zenit è il club che maggiormente si è avvicinato all’allenatore del Napoli, atterrando a Capodichino, arrivando – la scorsa settimana – sino a Lago Patria, esponendosi in prima persona e chiedendo una disponibilità di massima a Sarri: è una ipotesi anche questa, con tanto di offerta da quattro milioni di euro più i bonus, e quel pregiudizio rappresentato da quegli otto milioni, un peso anche per chi povero non può sentirsi, si è improvvisamente dissolto. Lo Zenit sabato vorrebbe presentare il proprio nuovo allenatore, quello al quale consegnare il dopo-Mancini: dunque va di fretta. Ma il Chelsea e la Premier hanno un fascino irresistibile. Deve decidere Sarri, insieme a De Laurentiis: buffo, no?
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