Come riporta l’edizione odierna del Corriere dello Sport, sul vialone, nello sprint finale, la sagoma ingobbita s’inserisce nel gruppone, pronto al colpo di reni o al colpo di scena: Insigne c’è e lotta assieme al Napoli, ridendo e scherzando, facendo ciò che deve, sentirsi (di nuovo) pronto per l’uso, in quest’inverno glaciale da scaldare con un dribbling, una veronica, una finta vecchio stile. Meno uno, si parte, e sull’aereo che decolla, destinazione Torino, c’è il volto sorridente d’uno scugnizzo che avverte sensazioni positive (e quindi pensa di avercela fatta), d’essersi lasciate alle spalle la malinconia d’una settimana insopportabile, tra ciabatte e poltrona e differenziato, e d’aver ritrovato un po’ di se stesso. A Torino è difficile ipotizzare cambiamenti strutturali, rispetto alla squadra che ha pareggiato contro la Fiorentina. La prima risposta la darà Insigne, ovvio, e ciò indirizzerà la costruzione dell’attacco, che con il «monello del gol» avrebbe una sua natura e con Zielinski ne avrebbe una diversa, lasciando però che Mertens e Callejon siano i protagonisti da presentare al centro e sulla destra. Ma poi il destino sembra scritto e la formazione anche abbozzata: dinnanzi a Reina, i soliti quattro (Hysak, Albiol, Koulibaly e Mario Rui) e in mezzo al campo, solo Zielinski, nel caso Insigne sia pronto persino per cominciarla, potrebbe entrare in «conflitto» con Allan, peraltro in palpabile vantaggio: Jorginho è meno brillante (come gli altri) ma resta il regista preferito ed Hamsik deve sconfiggere la sua crisi personale andando in campo e giocando, secondo il metodo-Sarri che attraverso la gratificazione intende incidere sul morale. Con Insigne, sembra già diverso il clima intorno al Napoli.
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