Secondo l’edizione di oggi del Corriere dello Sport, si stava meglio quando sembrava si stesse peggio. Martedì sera, ad esempio, all’uscita dal campo, pur con la zoppia, però con l’espressione fiduciosa di Lorenzo Insigne: «Mi sembra vada benino». Ed invece va così e così, perché con gli adduttori è preferibile non scherzare, soprattutto adesso che si è nel frullatore delle sette partite in ventuno giorni: «Contrattura da affaticamento». Vuol dire tutto ed anche (e ancora) niente: vuol dire, dal punto di vista medico, che Insigne avrà bisogno (ovviamente) di essere monitorato di giorno in giorno, per capire quante siano le possibilità di averlo con l’Inter, per aver la certezza che poi non ci siano ripercussioni su un fisico che all’improvviso ha imposto l’alt ad un calciatore che ne ha giocato tredici su tredici e che è tornato dalla Nazionale con altre due gare nelle gambe. E quindi deciderà Insigne, anzi il suo adduttore della coscia destra, se la corsia di sinistra apparterrà ancora (e di nuovo) al proprio legittimo proprietario, se invece sarà una possibilità per rispedire Zielinski in quella zona – come per una fase della sfida di Manchester – o se toccherà ad Ounas dall’inizio, l’alter ego naturale del “monello” di casa: sarebbe la prima volta in campionato, in assoluto, dopo quarantotto minuti effettivi giocati.
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