Un vaccino a ottobre è possibile. Dopo gli annunci dell’università britannica di Oxford e dell’industria farmaceutica Moderna, passate alla fase tre della sperimentazione del vaccino anti-Covid-19, ora anche Pfizer fa sapere di essere approdata a quella tappa finale: avviando, insieme alla tedesca BioNTech, i test clinici su almeno 30 mila pazienti nel mondo. Una buona notizia soprattutto per il presidente americano Donald Trump. Pochi giorni fa la sua amministrazione ha infatti siglato un accordo da 1,95 miliardi di dollari per accaparrarsi i primi 100 milioni di flaconi di Bnt162 – così si chiama la formula sperimentata – da distribuire gratuitamente ai cittadini statunitensi non appena sarà disponibile. Opzionando pure altre 500 milioni di dosi.
Il fatto è che la possibilità concreta di un vaccino già in autunno, e se possibile prima delle elezioni – ipotesi confermata pure dal virologo della task force della Casa Bianca, Anthony Fauci – è di fatto ormai la vera speranza del presidente Trump per ottenere un secondo mandato. In calo nei sondaggi, con l’America sul triste podio di Paese più contagiato al mondo con 4,2milioni di malati e quasi 150 mila morti, potrebbe infatti riprendersi in corner rivendicando di aver stanziato 10 miliardi di dollari per accelerare le procedure di ricerca e approvazione grazie a quella Operation Warp Speed, operazione velocità della luce, lanciata da Trump ai primi di maggio.
Due mesi fa si pensava che però il vaccino non sarebbe arrivato prima del gennaio 2021. Ora i tempi sono stati ulteriormente velocizzati e si pensa di poterne avere disponibilità già in autunno, in tempo, insomma, per immunizzare la popolazione prima che arrivi l’influenza stagionale a complicare le cose.
Il dottor Fauci, capo del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, ammette che la possibilità c’è: “Attualmente ci sono allo studio circa 25 vaccini”. Ribadendo per l’ennesima volta che un prodotto realizzato in tempi così rapidi, non è detto che sarà davvero efficace: “Non posso garantire il successo per questo si fanno i test clinici. Ma le premesse sono buone”.
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