La curva del Milan chiusa per cori anti-napoletani. «Hanno fatto bene, è un fenomeno odioso, insopportabile. Mi auguro che la stagione della tolleranza e della comprensione nei confronti delle curve sia definitivamente alle spalle». Antonello Ardituro, pm del pool anticamorra della Procura di Napoli, non nasconde di condividere il pugno duro della Figc contro razzismo e discriminazione».
Dottor Ardituro, nessuno si aspettava questo provvedimento: l’accoglienza di San Siro non è stata tanto diversa da quella di altri stadi.
«Ed era ora che si alzasse un muro deciso che suoni come un avvertimento: la pazienza è finita e non è più possibile accettare comportamenti che tengono lontani le persone perbene e i bambini dagli stadi».
Cosa farebbe adesso?
«Mi piacerebbe che il Milan stesso chiedesse alla Figc di poter ospitare in quegli spalti vuoti scolaresche intere che per un giorno possano esporre striscioni contro la discriminazione, il razzismo, l’intolleranza. Sono sicuro che questi studenti sarebbero capaci di dare ai grandi una lezione unica».
La squalifica per «discriminazione territoriale» è una enorme novità.
«Era la cosa giusta da fare. Una volta le curve si chiudevano per lanci di petardi o perché venivano accesi dei fumogeni. Ora si va oltre: gli stadi devono essere luoghi dove la legalità deve trionfare e dove non può regnare l’impunità».
Non si rischia di finire ostaggio degli ultrà?
«Al contrario. L’obiettivo è metterli alla porta, farli uscire dagli stadi e non farli mai più rientrare. Dispiace che magari in quel settore della curva milanista ci siano anche tante altre persone che con i cori contro Napoli e i napoletani non c’entrano nulla. Ma è giusto, logico e condivisibile il principio che viene portato avanti dal giudice sportivo».
Che per episodi di questo genere, ormai è chiaro, nel punire ha tra le mani una specie di tariffario da applicare?
«Dinnanzi a questo modo incivile di comportarsi è giusto fermare la macchina altrimenti questa ti scivola addosso e rischia di fare danni persino peggiori di quelli provocati fino ad adesso».
La strada è quella giusta?
«È iniziata una nuova stagione: quella dell’intolleranza verso chi si comporta male negli stadi. Troppe volte si è fatto finta di non sentire, oppure non si è sentito davvero, o magari non si è riusciti a tracciare il confine tra insulto o sfottò al tifoso avversario e razzismo. Ed è giusto che adesso si alzi un muro altissimo. Anche per rimediare al fatto che fino ad ora si è stati troppo morbidi».
A Quarto tra qualche giorno ospiterà la Nazionale per un allenamento.
«Anche quel giorno sarà importante per ribadire che quando si lotta per la legalità, si lotta anche per annientare ogni forma di razzismo e di discriminazione. Negli stadi come nella vita»
Fonte: Il Mattino
La Redazione
G.D.S.
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