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Cori, caroselli e bandiere al vento esplode la gioia nella notte azzurra

Duemila persone hanno atteso l’inizio della sfida tra Napol e Juve dinanzi al maxischermo allestito sul lungomare colorato d’azzurro e bonificato dalla jella con un rito scaramantico: un enorme corno color oro in gesso lungo oltre tre metri ha fatto il giro della rotonda Diaz trasportato a bordo di un carrello tra i cori festanti dei tanti tifosi presenti.
Poi sullo schermo compare l’allenatore della Juventus Antonio Conte e qualcuno urla: «Tieni il parrucchino!». Ma la folla si fa silenziosa, proprio come quella dell’Olimpico, quando viene annunciato il minuto di silenzio per le vittime della bomba di Brindisi e per quelle del terremoto, perché la festa dello sport ieri ha dovuto fare i conti con la tragedia. Ma lo show deve continuare, proprio come la vita. E tutta la piazza fischia quando sullo schermo compaiono i giocatori della Juve in posa per le foto di rito. Parte il coro «chi non salta juventino è», che sarà il leit-motiv della serata. Inizia il match. Pronti via, prima occasione per Zuniga e i tifosi si infiammano. Una parata di De Sanctis su un tiro da fuori di Marchisio viene salutata con un applauso liberatorio.
Il Napoli attacca, ma la Juve riprende coraggio. Alla mezz’ora un tifoso è preoccupato: «Non la vedo bene», fa all’amico che prova a rassicurarlo: «Vinciamo noi, fidati, questi “se so già pigliat tutte cose”». Gli azzurri non concretizzano, la tensione sale. Conte incita i suoi, parte un altro boato contro il tecnico bianconero, tra i più bersagliati dai tifosi azzurri (almeno fino all’ingresso di Quagliarella), insieme con Vidal, colpevole, secondo il giudizio insindacabile della piazza, di aver simulato un fallo.
Poi l’arbito fischia la fine del primo tempo. Squadre negli spogliatoi e piazza alla ricerca del chioschetto più vicino per un panino, una birra, magari il gelato. Affari d’oro per «bibitari» e venditori di cocco, un po’ meno per gli onnipresenti indiani che tentano di distribuire rose alle tante coppie presenti alla rotonda Diaz. Aspettando la ripresa, c’è chi in villa va a sedersi sul prato, per riposarsi dopo le «fatiche» dei primi quarantacinque minuti di gioco.
Si ricomincia.
Nel giro di due minuti ammoniti Dzemaili e Cannavaro, la piazza mugugna, poi riprendono i cori contro la Juventus. Incomincia a piovere, si aprono gli ombrelli, ma l’acqua – per la verità soltanto qualche goccia – non distrae i tifosi. Cala la temperatura atmosferica, non quella della piazza, che esplode quando l’arbitro fischia il rigore per gli azzurri. De Laurentiis non guarda, i tifosi sì: segna Cavani e la Rotonda Diaz si trasforma in una bolgia di sciarpe, coriandoli e bandiere. Al 62esimo, la Rotonda, e Napoli, e la provincia, e tutto il popolo napoletano sparso nel mondo ma attaccato alla tv per la grande sfida di Coppa Italia esplodono: è l’uno a zero.
Del Piero, all’ultima partita in bianconero, lascia il campo: la folla di Napoli non lo risparmia e lo sommerge di fischi. Esce anche Lavezzi, anche per lui potrebbe essere l’ultima partita in azzurro: i napoletani non dimenticano e lo salutano con applausi e cori. Solo fischi, invece, ogni volta che a toccare palla è Quagliarella, ex azzurro che i tifosi non hanno mai perdonato per l’addio di due anni fa. La Juve va all’assalto del Napoli ma non riesce a sfondare: ogni occasione dei bianconeri che si infrange contro il muro azzurro viene accolta con applausi di liberazione. Gli ultimi minuti sono un concentrato di tensione. «Quanto manca?», chiedono ripetutamente i tifosi più lontani dal maxischermo. Segna Hamsik, rosso per Quagliarella: il finale non potrebbe essere migliore. La festa parte dieci minuti prima del novantesimo. Almeno per una volta, bando alla scaramanzia.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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