«Noi non siamo napoletani». Il coro dei tifosi milanisti allo Juventus Stadium è stato punito con la chiusura dello stadio Meazza per la prossima partita di campionato contro l’Udinese. Il giudice sportivo ha applicato la norma sui cori di discriminazione territoriale, in base all’infrazione rilevata dai collaboratori della Procura federale. E bene ha fatto. Nel coro «Noi non siamo napoletani», infatti c’è un chiaro segnale di discriminazione territoriale. Un coro che da anni, insieme ad altri più offensivi e pesanti che auspicano l’eruzione del Vesuvio e ricordano il dramma del terremoto, si ascoltano puntualmente negli stadi del nord in occasione delle partite del Napoli.
Cori che fanno male a chi li ascolta allo stadio e ai napoletani. E che dovrebbero far male a tutti. I tifosi azzurri per rimarcare questo senso di profondo disagio hanno usato una sottile autoironia all’inizio della sfida contro il Livorno. Sono stati loro, i napoletani, ad esporre in curva B lo striscione: «Napoli colera». E sono stati loro a cantare i cori beceri che per anni sono stati sempre costretti ad ascoltare. E quest’autoironia ha fatto probabilmente scattare ancora una maggiore attenzione degli organi federali sul controllo negli stadi. E così il «Noi non siamo napoletani», intonato in tre occasioni da centinaia di tifosi del Milan allo Juventus Stadium (prima dell’inizio, al 6’ e al 43’ del secondo tempo), come recita il comunicato ufficiale di ieri della Lega Calcio, non è passato inosservato ai collaboratori della Procura federale.
La curva del Milan quest’anno era stata già chiusa in occasione della partita contro la Sampdoria per cori di discriminazione razziale contro i napoletani intonati durante la partita vinta 2-1 dagli azzurri. Ma non bastò quel provvedimento a modificare l’atteggiamento dei tifosi milanisti perchè all’esterno dello stadio, in occasione della partita contro la Samp, un folto gruppo di tifosi rossoneri espose striscioni inneggianti al Vesuvio e intonò ancora cori discriminatori nei confronti dei napoletani. In quel caso non arrivarono ulteriori sanzioni perchè avvenne tutto all’esterno del Meazza. La sanzione è arrivata ieri per l’ennesimo episodio. E ora, almeno questo è l’auspicio, questi cori discriminatori non si ascolteranno più, il fenomeno verrà quantomeno limitato.
Intanto la decisione del giudice sportivo ha scatenato la reazione del Milan. «La discriminazione territoriale esiste solo in Italia, perchè in Europa si parla solo di discriminazione razziale. Penso che sia una norma che vada abolita perchè non esiste in altro luogo al mondo una cosa del genere che espone le società a gravi rischi». ha detto l’ad rossonero Adriano Galliani. E Il Milan ricorrerà contro la sanzione.
Sul tema si è espresso anche il presidente della Lega Calcio, Maurizio Beretta: «Noi siamo sempre stati in prima fila sul tema della discriminazione razziale ma il meccanismo per la definizione degli illeciti e l’apparato sanzionatorio, così come viene usato, rischia di consegnare il destino delle squadre e del campionato nelle mani di pochi irresponsabili e facinorosi. C’è la necessità di stilare un nuovo documento, i club sono tutti concordi sul fatto che il sistema sanzionatorio dev’essere rivisto». Ma un caposaldo della norma dovrà restare ben fermo: allo stadio non si potrà offendere con cori discrimatori i napoletani e gli altri tifosi in genere restando poi impuniti.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
G.D.S.
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