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Corbo:”Higuain regista offensivo. Benitez nel finale tiene in ansia i napoletani. Perchè Pandev e non Dzemaili?”

Dei complimenti di Montella, non si è mai fidato Benitez. Descritto come un maestro, il dottore spagnolo del calcio non poteva concedere neanche un attimo di ingenuità. Se la Fiorentina limava gli accordi tra centrocampisti, il Napoli è stato addirittura modificato. Si è presentato quindi con Mesto a sinistra, preferito benché destro al mancino Armero per la sua migliore affidabilità in fase difensiva. Sul quel lato era atteso il temutissimo Cuadrado, capirete. Altro cambio imprevisto: l’esclusione di Hamsik in favore di Pandev, considerato dal tecnico di pronto impiego e in migliore intesa con Higuain, secondo le ultime esperienze. Hamsik o Pandev, per Higuain conta poco. Dà subito slancio al Napoli con un passaggio che rimarrà nella galleria degli assist in questo campionato: dalla trequarti, a sinistra, il polivalente bomber spagnolo ha indovinato un esterno destro per raggiungere Callejon in arrivo sull’altro versante. La palla è andata in avanti per essere puntuale nella curva di rientro all’appuntamento con Callejon. Higuain ha voluto rimarcare il suo eclettismo tattico offrendo anche a Mertens l’assist del raddoppio. Firenze aiuta a comprendere la varietà di temi di Higuain, un talento per tutte le parti in commedia. Con un estemporaneo rifinitore, si è evidenziato un dubbio. Non sarebbe stato preferibile un altro centrocampista? Il pur generoso Pandev non ha infatti colmato un vuoto nei rapporti di centrocampo, con il Napoli in inferiorità numerica: solo Behrami e Inler contro Borja Valero e Aquilani governati dal caparbio e forbito Pizarro. Tre contro due, essendo Pandev un po’ distante dal vortice centrale. Nel primo tempo, la chiave tattica della Fiorentina è quella che il Napoli temeva: l’imprevedibile Cuadrado, che comincia a destra ma quando si accorge di essere braccato non solo da Mesto, anche da Mertens in prima battuta, si sposta al centro, ritrovando tutta la sua frenesia. Non se la farà mancare per quasi tutta la partita. Dopo un avvio incerto, perché indaffarato proprio nella vigilanza di Cuadrado, Mertens conferma la validità della scelta di Benitez: riprende velocemente quota sulla fascia sinistra, trovando anche il tempo e il piede giusti per il raddoppio. Si trasforma poi in una spina per Roncaglia. A destra intanto Callejon, ricaricato dal gol, ristabilisce la superiorità con il meno tecnico Pasqual, esterno fiorentino di sinistra. Le tensioni sono però al centro, dove Behrami si misura con Borja Valero, senza rinunciare a interventi difensivi in emergenza. Sgobba anche Inler per fare schermo a una difesa che trova tutti e quattro in armi: Albiol dirige e risolve casi delicati, Fernandez di pari altezza fa valere la sua fisicità e rivelando anche tranquilla prontezza, bene sui lati Maggio e Mesto. Un pacchetto che deve opporsi all’insidioso Rossi ma anche al taurino Joaquin. Per una decina di minuti nella ripresa Benitez tiene in ansia il Napoli. Indugia nei cambi. Sembra scontata e persino urgente l’uscita di Pandev per Hamsik. Basta attendere per giustificare l’attendismo dell’allenatore. Ecco, si è accorto di qualche tremore in Higuain, che tocca dopo lo scatto il bicipite malandrino: conoscendo Higuain e i suoi tormenti decide poco dopo di ritirarlo, lasciando in campo ancora Pandev, con Hamsik che finalmente abbandona la scomoda panchina. Il Napoli in sofferenza, con Reina sempre più sicuro elastico e risolutivo, non incrina le certezze di Benitez, che non cambia l’assetto tattico, non vuol cambiarlo, limitandosi a sostituire pezzo su pezzo, ruolo su ruolo, Insigne quindi su Mertens. Ma l’espulsione di Maggio è il colpo di teatro che obbliga il Napoli al più aspro dei suoi finali. E amaro per la Fiorentina, monotona ma costante nel suo ripetitivo gioco, viola di livore nel finale per un rigore negato.

fonte: Antonio Corbo per La Repubblica

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