Donenica 16 luglio, ieri. Otto giorni alla fine del campionato, 14 al crocevia di Barcellona. L’otto agosto a tarda sera il Napoli saprà se andrà subito in vacanza o passerà ai quarti di Champions, magari; sarebbe come toccare il primo cielo, così in alto non era mai salito in Europa. Ma si può immaginare il risveglio. Con molte idee ma in perfetto disordine. Quanto vale davvero la vittoria sul Sassuolo, ottavo in Italia ma presentato come una fotocopia del Barcellona? Come mettere d’accordo le due fasce, la sinistra che va a mille con il protagonista inatteso del sabato notte Hysaj, con l’affidabile Zielinski, con il costante capitano Insigne e la destra così diversa, con gli evaporati Di Lorenzo, Fabian Ruiz, Callejon? Ultimo interrogativo, dopo l’acquisto di Osimhen, qual è il progetto tecnico? Conviene intanto riflettere su un passaggio dell’intervista notturna di Gattuso: “La città non ci aiuta. Qui ci sono belle isole, belle barche, fa caldo, a casa non si può stare. A tratti la luce l’abbiamo spenta nell’ultimo periodo”. Per giustificare l’attuale settimo posto, è il modo peggiore. Per scuotere la squadra, meglio il riserbo degli spogliatoi. Che immaginano i tifosi? Qualche gita in mare, il compleanno di un compagno, qualche festa con famiglie, sempre autorizzati, che cosa cambiano? Gli squilibri tattici si spiegano con una crisi di identità nel gioco. Non si è più rivista la difesa coesa e puntuale delle finali di Coppa Italia. Un velleitario palleggio ha due effetti: scarsa protezione alla difesa, modesta forza propulsiva in attacco. Il Napoli domina ma con fatica occupa l’area. Il Sassuolo ha in quella zona esemplare ampiezza ed un superlativo Locatelli. Trascurare la Var, che cancella 4 gol irregolari, è autolesionismo. Giusto annullarli, ma non dimenticare come e perché si siano aperti tanti varchi difensivi. Pensando a Barcellona, ecco I nodi da risolvere.
1) La difesa. La pessima prova di Manolas raccomanda Koulibaly in coppia con Maksimovic. Va migliorata la linea, come la velocità della difesa nel piazzarsi. Il reparto si disunisce. C’è chi va sul portatore di palla, chi finisce rimane posizione lasciando avversari liberi. Gli esterni da scegliere due su tre: Hysaj è il più in forma, Di Lorenzo scade nelle chiusure, il terzo è Mario Rui.
2) Demme più protettivo prevale su Lobotka, elegante ma dispersivo.
3) Gli spagnoli. Giocare a Barcellona è suggestivo per Fabian Ruiz, ma anche una opportunità di mercato per Callejon libero da agosto. Gli dispiace rimanere in panchina proprio sotto casa sua. Dai due dipende la ripresa della fascia destra.
4) Allan ha segnato il secondo gol. Ha giocato meglio che a Parma. Coraggio, può candidarsi per Barcellona. Un incontrista con ripartenze energiche è quello che manca.
5) La punta. Milik fa di tutto per sentirsi un escluso. Ma deve recuperare tono Mertens.
6) Il modulo. Sabato nella fase passiva il Napoli si è raccolto spesso in un inedito 4-4-2 ma anche in un 4-5-1. Da accorciare le distanze fra le tre linee. Callejon arretra portando a 4 la mediana. Buona idea, ma tornerà in forma di Callejon?
7) Il palleggio. È eccessivo, ripetitivo, cieco se non indovina le proiezioni in verticale. Niente male se si abbassa la squadra di venti, trenta metri, per ripartire in velocità negli spazi con i suoi nani volanti. Creando più densità in difesa, può solo migliorare. Si allarga in ampiezza, chiude meglio i varchi, fa scattare subito l’offensiva. Un atteggiamento tattico che prepara il futuro. Con la sua potenza in velocità e i mezzi tecnici da affinare, il 21enne nigeriano Victor James Osimhen è punta da contrattacco negli spazi liberi. Se è costato 60 milioni, il Napoli deve tenerne conto. Occorre una squadra che esalti le sue caratteristiche. Evitare un caso Lozano numero.
Fonte: Antonio Corbo per “Il Graffio” di Repubblica
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