Lo scudetto 2013 è una gara di regolarità per due soli bolidi. Da ieri c’è il deserto dietro Juve e Napoli che corrono a folle velocità. Ma è diverso lo stile. Si riflette nei due allenatori. Mazzarri ha ritrovato la migliore dimensione tra società e squadra, si è rinnovato modificando atteggiamenti e automatismi tattici, vince su una panchina che sente ancora una volta sua. Ne deriva un Napoli di composta maturità. Oltre Conte, dal volto sofferente nella conferenza di sabato, si leggono i tormenti irrisolti della Juve e suoi. Le sue tensioni. La delusione per il mercato di gennaio dopo quintali di trattative. Lo scudetto si gioca nel ristretto spazio di 5 punti. Il Napoli può demolire i suoi precedenti finali, toccando quota 80. Fila a una media di 2,13 punti, può aggiungerne quindi 31 agli attuali 49 nelle prossime 15 gare. La Juve (media 2,26) può superare gli 84 dell’anno scorso, chiudendo il campionato a 85. Un picco che sembra difficile da raggiungere per il Napoli. Ma la Juve è davvero in grado di mantenere questa media e queste distanze dallo sfidante Napoli? Può riuscirvi, ma è chiamata a dissolvere almeno tre grosse ombre. La prima è la Champions (6 marzo con il Celtic) ben più severa della Europa League che il 14 e il 24 febbraio chiama il Napoli a battere il Viktoria Plzen. Più delicate, le altre. Conte non sembra soddisfatto del mercato, chiedeva la cessione di qualche giocatore insoddisfatto e insofferente, come l’acquisto di un attaccante leader indiscusso, quasi come Cavani del Napoli. Nicolas Anelka è stato descritto da Conte senza entusiasmo. Fino a sembrare un turista per caso. Ha gradito il suo acquisto ma non si fa grandi illusioni. In un gioco sottile di messaggi obliqui, Conte ha invece molto lodato il mercato del Napoli. Strisciante il terzo motivo. Una sottile inquietudine che ha trovato una credibile anche se folcloristica spia nel messaggio Twitter del vip juventino Flavio Briatore. Attraverso Sky si è quindi saputo che «la Juve ha fatto più punti con Carrera e Alessio in panchina, forse perché la rendono più serena ». Immaginate quanto ne sia stato felice Antonio Conte. La Juve è ancora la squadra da battere, la più forte per punti e struttura di centrocampo, ma non sembra invulnerabile. Il Napoli lancia segnali inversi, che lo rendono sempre più temibile. Tutto è cambiato a metà dicembre. Nella fase peggiore, quando i rapporti tra De Laurentiis e Mazzarri si chiusero tra silenzi e livori. Quattro sconfitte (Psv, Inter, Bologna in campionato e in Coppa Italia) portarono il Napoli in crisi, alla 18esima giornata era a 10 punti dalla Juve. Sembrava un abisso. Ma nella pausa natalizia del campionato, quando si incontravano per parlare di calcio, il presidente e due personaggi si sono accorti che Mazzarri poteva essere ancora l’allenatore del Napoli. Uno dei due è Bigon. È stato attivissimo nella mediazione, esaltando i pregi dell’allenatore amico. L’altro è rimasto tra le quinte, ma molto influente. La riconciliazione è stata poi favorita da una coincidenza logica: Mazzarri cambiava, e con lui i risultati. La vittoria sulla Roma ha aperto un 2013 di sorprendente metamorfosi in Mazzarri e nel suo gioco. Lo staff si impegnava intanto a migliorare la condizione fisica dei giocatori, restituendo anche Pandev alla forma migliore con un impegno più intenso nei giorni feriali. La scintilla è stata Rolando. Il Napoli trattava l’interista Silvestre, idoneo solo come sostituto di emergenza. Per non impegnare la società in acquisti più cospicui per il futuro. In vista di un probabile cambio dell’allenatore. Un supplente quindi per Cannavaro allora squalificato. Fu De Laurentiis a cambiare i piani: «Se voi mi dite che Rolando piace a Mazzarri, prendiamo Rolando». Il presidente voleva dimostrare fiducia all’allenatore con la valigia pronta, dimenticando l’annuncio del suo addio. Voleva che Mazzarri si sentisse ancora protagonista del progetto Napoli. Rolando, non rapido ma alto come un pioppo, fortissimo di testa, era ed è l’elemento giusto per evitare gol su calci piazzati. Ma ha anche tecnica sufficiente per avviare, come fa Cannavaro, la costruzione del gioco. Il modulo rivela un sapiente restyling. Non fonda solo sulle corsie laterali, ma cerca Cavani con lanci verticali dal centro. Il bomber esegue movimenti orizzontali, sfuggendo ai controlli dei difensori. Il gioco della civetta, si chiama così in gergo. Pandev e Hamsik completano il congegno offensivo. Il reparto che più di altri tiene la Juve e Conte in ansia.
Fonte: Antonio Corbo per La Repubblica
La Redazione
L.D.M.
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