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Corbo sul Napoli: “Caro Spalletti, si giochi tutto: è l’ora del coraggio”

De Laurentiis si guarda intorno, sembra smarrito nello stadio quasi vuoto, vede sull’altro lato della tribuna Danilo Iervolino. Sono amici da un paio d’anni, si danno il tu dalle serate di Capri, lo invita indicandogli la poltrona accanto, vieni che fai laggiù? Iervolino si stacca da Francesco Fimmanò, l’avvocato-professore che nelle strategie della Salernitana sembra il comandante del sottomarino, decide molto e non si vede mai. Eccoli i presidenti del nuovo derby. Per il calcio in Campania è tutto un futuro che comincia, saranno insieme in Lega, battaglie da vincere insieme ne hanno tante in un calcio scombinato dal Covid e dai debiti, Napoli e Salernitana sono immuni da urgenze economiche, scoprono qualche orizzonte comune: fermare il saccheggio di giovani talenti campani, ci stanno pensando. Sotto Roma non c’è nessun club che valorizzi i ragazzi delle sue borgate.

Incontro cordiale come il secondo tempo in campo, perché il derby rallenta dopo l’espulsione del difensore albanese Freddie Veselj e al contestuale rigore, segnato da Insigne con esecuzione perfetta alla Maradona. Non a caso, il suo gol 115 lo porta accanto a Diego, terzo marcatore di tutti i tempi del Napoli. Insigne si concede poi un primo piano tv per indicare lo stemma “N “del club, cucito proprio a sinistra sul petto. Insigne vuol far sapere che il suo cuore batte per questa città, la sua. Tornato in campo dalla panchina dopo la gara salata con il Bologna appare determinato, sereno, allegro. Vale molto. Ha metabolizzato i sospiri della firma con il Toronto, è pronto ad elevare il gioco, il Napoli glielo chiede, da ieri riprogramma il campionato. La terza vittoria consecutiva, stavolta sulla Salernitana travagliata da sei casi di Covid e condizione imperfetta, apre scenari interessanti. Se l’Inter è in costante volo, ma per chi insegue è meglio non disarmare, il Napoli ritrova quasi tutta la riserva di potenza dell’autunno scorso. In attesa di Koulibaly, Anguissa e Ounas dall’Africa, Spalletti conta solo note positive. Deve aver cura di non eliderle, ma sommarle. Con il rasserenato Insigne, c’è di nuovo con tutto il suo disordinato impeto di cavallo brado Osimhen, che non perdona il mancato passaggio di Politano e non nasconde certo la sua stizza, ma c’è ancora un’altra novità. Negli ultimi tempi di Elmas stupiva la fiducia che strappava a Spalletti più che le sue prove, ieri è stato nettamente tra i migliori. Cambia posizione tre volte. Alto a sinistra, poi a destra, infine al posto di Fabiàn. Vedeva giusto Spalletti? Un tocco di petto (considerato innocente dalla Var) dà a Juan Jesus altra certezza la palla del primo gol. Si supera Elmas ipnotizzando la difesa della Salernitana, il fallo di Veselj su Elmas crea la svolta allo scadere del primo tempo. Alla prima delle due ammonizioni fatali a Veselj segue il rigore del settimo gol di Mertens, è il 2-1, è la vittoria messa al sicuro come nel caveau della banca. Tutto il resto è gioia. Sta al Napoli non ricadere nella discontinuità. Non dev’essere il quarto posto l’unico obiettivo. Se recupera anche lo svogliato e intermittente Lozano, può lottare dal secondo in su. Dopo il pari grigio di Milan-Juve non è una utopia. Caro Spalletti, si giochi tutto. Meno prudenza e più coraggio.

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