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Corbo su Salernitana-Napoli: “Spalletti smonta un attacco surreale”

"Il Napoli dimostra che sa vincere anche di sacrificio e potenza"

La teatrale felicità di Spalletti svela nel finale le segrete paure della decima vittoria. I 31 punti in undici gare richiamano il recente record dell’ultimo Napoli di Sarri. Ma di quel Napoli da concorso di bellezza c’è un modello da non ripetere. L’attacco superleggero ebbe il suo fascino, certo; Mertens finto 9 segnava gol come volute di fumo, vero; i tagli di Insigne per Callejòn squarciavano le difese, chi lo nega? Ma è ormai letteratura. Mertens almeno ora non è il funambolico, insospettabile bomber di allora. Né quella formula offensiva può essere oggi così suggestiva per un allenatore pragmatico come Spalletti, che per fortuna si pente in tempo per raddrizzare partite che cominciano male.

 

Senza Osimhen. Il Napoli lascia in panchina Insigne che avrebbe mille motivi per entrare nella ripresa. Prima della partita Spalletti dà una versione nebulosa. «Sono cose che ci gestiamo all’interno», più o meno così. È necessario un energico chiarimento alla fine, quando l’allenatore con toni irritati nell’intervista a Dazn esce dagli equivoci. Un problemino muscolare, rivela per fermare i retropensieri, meno male. Si comprende la scelta di un attacco con Politano, Mertens, Lozano. Ma non si condivide, visti anche gli esiti. Questo tridente surreale si dissolve dopo un’ora, quando con la lucidità di sempre Spalletti ammette la delusione. Ritira due dei tre attaccanti-piuma. Lozano per manifesta inferiorità al livello della sfida, Mertens perché 34 anni e mezzo dopo una lunga assenza pesano come pietre. In un’ora si nota l’assenza di Osinhen più di quanto sia evidente la sua presenza, quando gioca. Un Napoli senza peso, senza ricerca della profondità, senza colpitore di testa. La Salernitana infatti che fa? Si raggruma al centro marcando a uomo i centrocampisti del Napoli, per Fabiàn c’è Bonazzoli come primo schermo, poi Di Tacchio. Schiavone su Anguissa e il cipriota Kastanos bravo ma esuberante su Zielinski, appannato all’inizio.

 

Dopo un’ora ed un minuto il Napoli segna proprio con Zielinski, sono infatti entrati Petagna ed Elmas. Si rimescolano i compiti, Elmas a proporre l’azione, Petagna salta e colpisce la traversa, finalmente un colpo di testa, quindi Zielinski ribatte in rete. E comincia finalmente un’altra partita, anche la Salernitana prova a cambiare lasciando in campo però Ribery. Un giorno Colantuono dovrà forse limitare i minuti del rifinitore francese, i miti non sono eterni, meglio non usurarli troppo. La reazione onora la Salernitana che crea in una ripartenza qualche difficoltà alla difesa del Napoli in superiorità numerica, è concitato infatti il disimpegno di Koulibaly su Simy, inevitabile il rosso. Ma passando da un attacco ombra ad uomini poderosi come Petagna in area, con Anguissa e Fabiàn Ruiz che si liberano dei controlli stretti, con un gigantesco Di Lorenzo il Napoli finisce per legittimare nella fatica e nella consapevole superiorità il primato. La migliore squadra per fluidità di gioco in verticale (con Osimhen) dimostra che sa vincere anche di sacrificio e potenza.

 

Se n’è andato Giulio Germaniesi. Il dottor Germaniesi come lo chiamavano tutti con sincero rispetto. I napoletani lo conoscono poco. I giornalisti sì. Ha creduto in una televisione di grande qualità. Canale 34 la sua emittente. Ha lottate, sofferto, investito per difendere la sua tv in un mondo con troppi diritti negati e troppe classifiche sconvolto da una bizzarra burocrazia Con candore e competenza inseguiva il suo sogno: coniugare informazione e spettacolo con trasmissioni che Napoli non dimentica. Number One e Numer Two gli spettacoli che si ricordano di più. Da Gianni Minà a Maria Teresa Ruta erano orgogliosi di venire a Napoli le prime firme della tv nazionale. Maradona è stato ospite fisso per qualche stagione. Alla figlia Laura le più sentite condoglianze. Sappia che al suo papà abbiamo voluto bene in tanti e lo ricorderemo come un italiano di ambizione, coraggio e correttezza nella giungla del nostro mestiere.

 

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