I tifosi erano già nei dintorni dello stadio, riaperto ancora senza tabellone e servizi adeguati per un club da Champions, quando De Laurentiis ha convocato una conferenza stampa urgente. Che succede? Niente, voleva non essere dimenticato. E ha spedito messaggi a mezza Italia. Dal presidente della Lega, Beretta, al suo Lavezzi: c’è posta per tutti.
È la novità dell’estate: mai è stato così loquace. Ha convinto il nuovo sindaco, e de Magistris è apparso accanto a lui. Hanno un buon rapporto e sono lieti di mostrarsi amici. Sono nelle condizioni migliori per restituire un futuro al San Paolo, non c’è grande club che non abbia uno stadio moderno, ospitale, in grado di offrire nuovi introiti attraverso una offerta diversificata. De Laurentiis nel secondo tempo è stato quindi visto in campo. Non si ferma un attimo. Costretta a un ruolo di secondo piano, anche nella notturna d’esordio, la squadra si è presto adeguata. Nel primo tempo, ancora in fase di preparazione, quindi con muscoli intorpiditi dalla fatica e idee appannate, il Napoli ha un po’ sofferto nei ruoli coperti dai sostituti. Lucarelli, 36 anni a ottobre, è saltato in area due volte fuori tempo, a vuoto, anche se marcato largo da Rodriguez. È comprensibile per un attaccante del suo cabotaggio. Neanche il leggero Mascara ha potuto offrire un contributo rilevante, fino alla ripresa quando ha indovinato l’assist per il gol di Hamsik che ha schiodato l’amichevole con il Penarol. Un tiraccio violento che premia la sua capacità e il suo tempismo, formidabile per inserimento in area. Con Cavani prossimo al rientro e con Lavezzi accolto ieri dal presidente con severi moniti sarà ben diverso il Napoli. «Lavezzi voleva andare ad allenarsi con un preparatore, ma sapete dove? Non in montagna con la Primavera, ma a Portorotondo. L’ho mandato a cagare…» è la confidenziale rivelazione del presidente, secondo il nuovo stile. Il presidente non si nega neanche commenti tecnici. Ieri ne ha centrato uno. La partita l’ha confermato. Fernandez, argentino composto, si è distinto alla destra di Cannavaro. Ha sostenuto anche le progressioni di Maggio, confermato in Nazionale, con De Sanctis richiamato da Prandelli. L’agilità di Maggio, il suo lungo scatto sulla destra ha spesso intimidito il Penarol, pericoloso a sua volta sulla corsia opposta. Il club uruguaiano ha trovato momenti felici sulla sua destra con Matias Corujo, che per una volta ha messo in imbarazzo Fernandez piombato sulla corsia non sua per chiudere in emergenza, segno questo di una difesa a tre ancora da migliorare, ma niente paura, c’è tempo per rettificare i movimenti. Non ha deluso neanche Ruiz, preferito a Britos. Né Inler: continuità, senso di posizione, ma chi dubitava? Dzemaili è ancora incerto. Una prova che non pregiudica nulla, ma che invita a riflettere sulla ventilata cessione di Gargano. Per valutare bene questa amichevole bisogna ricordare l’assetto collaudato del Penarol, ben sistemato con il suo 4-4-2, le insidie di un attacco fluido con Pastorini e Perez, la caparbia nostalgia di Amodio attivo e ordinato a centrocampo. Non è un caso: il Napoli ha trovato gol e spazi nella ripresa, quando ha superato i limiti di una preparazione incompleta.
La Redazione
C.T.
Fonte: Repubblica
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