Gli oscuri messaggi di De Laurentiis, la delusione che Mazzarri non sa più nascondere, i fermenti tra giocatori di ricambio, c’è chi è sparito. Il Napoli si sente sull’orlo del burrone. Sbaglia. È ancora possibile salvare un anno e la faccia.
Il presidente segnala «strani movimenti di principi e sceicchi prima di Villareal». Si scusa per la frase criptica, frugando nell’antologia di Andreotti. «A pensar male a volte si indovina». Teme offerte di disturbo dal Manchester City, sembra di capire. È suo diritto diffidare, ma per evitare tranelli è suo dovere fissare rapporti di paterna lealtà con i giocatori. Opportuno anche l’autorevole distacco con gli astuti intermediari, delegando un dirigente ad ascoltarli. Nella sua esuberanza, De Laurentiis si dà un ruolo che non è quello di un presidente. Parla con tutti, con troppi, dall’infido mezzano all’avido procuratore. Più rapido è l’approccio con lui, più fragile diventa la società. Sbagliano anche i tifosi migliori, l’amore tormentato e sincero per il Napoli li spinge contro Mazzarri. Ieri non si parlava che dei cambi. Altre le cause del crollo: i giocatori dopo un’ora strepitosa sono scoppiati. Proprio gli irriducibili: Maggio, Campagnaro, Aronica, Gargano che sbaglia il passaggio avviando l’azione del 3-3. Resistono per fortuna due tralicci, Cannavaro e De Sanctis. Mazzarri ha invece vinto la sfida personale con Conte. La Juve capolista ha cambiato modulo, si è messa a specchio, ha copiato il Napoli per bloccarne esterni e ripartenze. Non vi è riuscita perché Mazzarri non ha schierato la punta, ha nascosto persino Lavezzi. Risultato: alcuni juventini disoccupati in difesa, altri in sofferenza a centrocampo, dove Hamsik bloccava Pirlo. Si può anche obiettare che Conte è stato più umile di lui, cambiando modulo. Mazzarri invece non lo fa mai. Ma la realtà è questa: per un’ora comandava il Napoli. Meglio chiedersi perché il Napoli si è liquefatto, se doveva essere compatto e difendere il 3-1. Un solo cambio sorprende: Dzemaili, titolare da quasi dieci milioni, aveva più vigore di Santana. Che fare? Urgente la migliore intesa tra presidente e tecnico. Il primo deve puntare al futuro, l’altro a recuperare umori e punti per salvare la stagione. Da osservare invece il quadro societario. Il mercato fu condotto da Mazzarri con il suo assistente Bigon. Inutile accusare il presidente di tenere gli ingaggi bassi se gli si impone quello di Lucarelli, sparito, e di Donadel acquistato senza preventive visite mediche, 4 milioni secchi per 4 anni. Tanto valeva prendere Klose che dà benzina alla Lazio. Notizie incerte su Mascara, curiosità sulle assenze di Chavez, delusione per Inler costato 17 milioni o per Dzemaili tenuto fuori se c’è Gargano, mistero sulle ragioni del prestito Cigarini, giovane centrocampista nel giro della Nazionale. Vale meno di Donadel come riserva? Con tutto il garbo che meritano i bravi professionisti, non è rinviabile l’ingaggio di un direttore sportivo che aiuti davvero Mazzarri. Come? Non ascoltando solo le sue direttive, ma cercando giocatori di indiscussa qualità, che l’allenatore impegnato gara dopo gara non ha avuto modo e tempo di conoscere bene. Mazzarri è invece proiettato sul presente. Recuperare i migliori, rasserenare gli esclusi, ricaricare tutti nella pausa natalizia. Basta lodare il suo gioco. Si sa che è bravo. Lo dimostri però riportando in umiltà il Napoli alle vittorie. È ancora tutto possibile, in Italia e in Europa.
La Redazione
C.T.
Fonte: Repubblica
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