Il Napoli si sveglia al secondo posto, con una certezza e troppe domande. Che strana domenica. Un solo punto fisso: c’è un attaccante così forte e ancora tutto da limare. Osimhen diventa oggi il centro di gravità del futuro. Non si vede che lui nel confuso orizzonte del club, la sua forza e il suo coraggio, la voglia di correre controvento con quel sole giallo sul testone nero, l’ansia di correggersi, l’allegria nella fatica, dove arriverà? Dipende anche dal Napoli, da diligenza e fortuna nella scelta del nuovo allenatore. Con due gol ieri e un assist, 10 in 21 presenze e 1330 minuti di serie A, uno ogni 130, Osimhen merita una fase offensiva in spazi profondi, ripartenze fulminee, possesso palla limitato, passaggio lungo in verticale e mezza squadra che si ribalta in avanti. Come si vede in Europa e spesso nel Napoli degli ultimi tempi: calcio energico ed innovativo. Ci pensino De Laurentiis e Giuntoli. Anche Guardiola, sempre in cattedra, racconta come il Manchester City sia lontano dal fantastico ma rinnegato tiki-taka catalano.
Ma il 4-1 sullo Spezia sveglia il Napoli stamane davanti a domande difficili. La prima: «Bravi Gattuso, bravi i goleador». Che vuol dire il tweet del presidente? È una frase buttata lì o una mano tesa per riaprire il dialogo interrotto con Gattuso? Il calcio è senza memoria, si lascia il buio alle spalle. Noi proviamo a ricordare. Il 6 gennaio, 122 giorni e 48 punti fa, il Napoli scese al sesto posto, sconfitto dallo Spezia in un penoso disastro tattico. Vinse lo Spezia in 10 segnando in contropiede al Napoli in superiorità numerica. Quella sera De Laurentiis si complimentò con lo Spezia.
Bel gesto interpretato come un cenno di intesa a Italiano, allenatore emergente. Scese il gelo tra Gattuso e De Laurentiis. Fu la prima lesione, divenne rottura fragorosa il 24 gennaio, dopo la dura sconfitta con il Verona e la mancata smentita alla notizia di un fantasioso arrivo di Benitez.
Da allora Gattuso giurò a se stesso che non sarebbe rimasto, né De Laurentiis sembrò dolersene. Com’era suo diritto, avviò i sondaggi. Con il francese Christophe Galtier, capolista di Ligue 1 con il Lille ed ex allenatore di Osimhen, stimato anche dal Nizza. Con il costoso Max Allegri. Con Spalletti che esce turbato da Roma e Inter, con il caso Totti e le liti tra Icardi e Perisic.
Oggi la scena cambia. Gattuso, non senza qualche errore tattico come i cambi di Napoli-Cagliari, riporta il Napoli in pista per la Champions. Ma ha anche sistemato Osimhen nel gioco dopo l’abbondante fiducia in Mertens. Il suo impegno infinito merita rispetto. Bisogna capire se con il suo puntiglioso orgoglio è ancora compatibile con un presidente di umori variabili che fa prevalere sempre l’interesse suo e del club sul rancore, chi agilmente passa dall’ira ai più dolci tweet. È l’ora delle decisioni. Ma nette. Il progetto Napoli prevede riduzione dei costi in linea con la crisi del calcio europeo, cessioni dolorose ma responsabili, investimenti coerenti con la crescita di Osimhen e di talenti verdi. Non c’è spazio per livori e pregiudizi. Se sono certi di proseguire allenatore e presidente ne parlino faccia a faccia, occhi negli occhi. Per una seria pace non basta un tweet, che costa solo un attimo di ipocrisia. Meglio spenderlo per un cordiale addio.
Fonte: Antonio Corbo per “Il Graffio” di Repubblica
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