Il Napoli si è forse rivisto nella Juve, si è illuso di poter liquidare con potenza e agilità la Lazio, come i campioni la Fiorentina. Ha fantasticato un’altra partita. Si è sdraiato su un sogno, brutale il risveglio: entrato in campo è travolto da una Lazio inattesa, ben schierata su tutti gli spazi offensivi,fluida, forte di un coraggio consapevole attacca in pressing tutti i portatori di palla. Mostra di conoscere tutti i punti deboli del Napoli in questa sfida di difficoltà neanche immaginate. Almeno tre. Sulla sua destra, la Lazio mira a Zuniga, rientrato in settimana da Miami (Colombia-Guatemala) con un mulinello: Candreva in prima battuta, Konko a ridosso. Al centro, Inler nella fase critica un buco nero, di più, lo squarcio più largo nella rete. Si riprenderà per fortuna sua e del Napoli nel finale. Ma nei momenti cruciali è un porto franco per la Lazio. A sinistra, un’altra coppia (Mauri più avanti, scortato da Radu) impegna l’inutile Mesto e Campagnaro. L’infortunio di Mauri sostituito da Lulic non modifica i rapporti in favore della Lazio. Se questi tre obiettivi sono centrati, è ben spiegato il primo tempo della Lazio di rado così motivata ed efficiente. Ma c’è un altro elemento di disturbo. L’unica punta Floccari gioca secondo linee orizzontali, si sottrae al controllo fisso di Cannavaro, è una valanga su un Napoli sorpreso che non riesce a tener palla né ad arginare avversari così aggressivi. Ci si mette solo Behrami con contrasti caparbi, ma è evidente l’inferiorità numerica a centrocampo, defilandosi largo a destra l’inespressivo Mesto. Non è più significativa la presenza di Pandev, tra i peggiori. Sono invece ben collegati Ledesma, vertice basso, con il quartetto orizzontale che va da Candreva a Lulic, passando per Gonzales ed Hernanes, l’ultimo con sufficienza osservato da Inler. L’infortunio di Behrami spinge il Napoli a rischiare ancora di più. Cambia un mediano con Insigne, poi Mesto con El Kaddouri, giovane ma molto tecnico. Forse Mazzarri si è accorto che la Lazio al pressing aggiunge qualità. Ci prova con una formazione temeraria, ovviamente squilibrata, ma con tutta la dignità di un gioco che finalmente mette in allarme la Lazio. La scintilla è il piccolo, generoso, creativo Insigne. Ma perché si lesinano spesso gli elogi e si negano i diritti di questo monello a due passi? È lui a trascinare il Napoli, a cambiare la partita, con Inler finalmente in ripresa, Cannavaro e soprattutto Campagnaro che rendono più reattiva una squadra alla ricerca di un risultato utile per tener lontana la Lazio in classifica e meno distante la Juve. Il tema tattico per oltre un’ora ha premiato la Lazio, al pari di un vigore costante nelle aggressioni. Ma le sofferenze del Napoli, intollerabili nel primo tempo, non possono essere trascurate né sottovalutate: Pandev non può concedersi una così desolante discontinuità né Cavani (rientrato da Dubai, Spagna-Uruguay) ha saputo offrire una autorevole offensiva, degna delle attese e del più quotato cannoniere del campionato. In generale, pesano i viaggi dei tanti nazionali del Napoli. Una traversa con colpo di testa puntuale non giustifica le tonnellate di parole che in settimana si sommano sul futuro di Cavani. C’è tutto in campionato da giocare. Mazzarri le tenta tutte, nella sua teatrale e costante protesta rivela tutta la delusione della sua amara serata, infila anche Calaiò, con la missione di un pronto intervento. Ritirando Zuniga, inventa un Napoli d’emergenza, da rischiatutto. Un azzardo che una Lazio affannata giustifica e consente, provata da una gara così vibrante ma faticosa. L’assedio finale diventa spettacolare, le emozioni culminano nel pareggio di Campagnaro. Ma tanti punti interrogativi meritano risposte. La prova di Mesto e il mancato utilizzo di Armero lasciano pensare.
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