Più che il risultato, sorprendono i commenti. La spocchia nei pronostici e nelle analisi, ovviamente opposte. Cantastorie si nasce, opinionisti si diventa? Fino alle 22 italiane di martedì nei 13mila punti di raccolta si registravano scommesse di massimo dubbio. 2,80 era quotata la vittoria, sia del Brasile che della Germania. Un gol di Klose addirittura 3,75. Uno di Thomas Muller, 2.45. Ora tutti a spiegare la storica disfatta. I primatisti dell’ovvio rivelano che «il Brasile ha sbagliato l’approccio». Sarà. Un telecronista, specialista in enfasi, apre solenne come una messa cantata in cattedrale («Qui il calcio è religione») e chiude: «Il Brasile è finito, lascia partire i calciatori anche a 17 anni, e addio, li perde». Trascura un dato. Il 17 luglio 1994 il Brasile vinse il mondiale (ai rigore con l’Italia, Pasadena)con 4mila calciatori emigrati fra Europa e Asia. Cade quindi una teoria: sudamericani imbattibili, se mettono insieme estro latino e rigore tattico europeo. A Napoli c’è chi scopre Toni Kroos. Magari ne propone l’acquisto. Tardi, c’è già il Real Madrid. Bisognava pensarci prima. Kroos segnò il gol lampo al San Paolo (Napoli-Bayern, 18 ottobre 2011) e fu un gigante. Siamo smemorati, ma sappiano tutto e il suo contrario, beati noi. Sulle note di Venditti: grazie calcio, che ci fai parlare e sognare…
Fonte: Antonio Corbo per l’edizione di Napoli de La Repubblica
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