Il Napoli è ormai un caso tecnico. Qualificato per gli ottavi di Champions, è da considerare tra i primi sedici club d’Europa. Perché la squadra che ha retto al Bayern ed eliminato il Manchester City, in Italia balbetta con le più deboli?
IL NAPOLI ha esaurito il campionario di risposte. Dopo la vittoria sul Cesena con gol visto e non visto e dopo il pari con il Bologna (grazie a un rigore contestato) il Napoli ha smesso di accusare gli arbitri. L’ultima tesi è questa: «Le squadre al San Paolo si chiudono, diventa tutto più difficile». Di che cosa si meraviglia? Difendersi non è un reato. Non si può mica riscrivere la storia di cento anni di calcio italiano, né dimenticare il segreto dei successi di Mazzarri. Le ripartenze. Ha distribuito nove gol tra Milan, Inter e Juve, strappando loro 7 punti su 9. Perché ha tanto sofferto con Cesena e Bologna, terzultima e quintultima in A? Se pareggia con il Novara, se perde con Parma, Chievo, Catania, e non con le prime, c’è qualcosa di strano. Questi risultati anomali dicono in sintesi che il Napoli è forte con i forti, debole con i deboli. Sembra un gioco di parole, ma fissa la realtà. I forti attaccano, quindi osano e lasciano spazi. E il Napoli reagisce con fulminee ripartenze. Micidiali, sommano tre pregi. 1) La qualità del congegno offensivo: Cavani, Hamsik e Lavezzi sono quotati almeno cento milioni. Il valore è dato dal mercato, mai dagli ingaggi come sostengono alcuni. 2) La velocità dell’impianto: in un lampo, i tre che sfuggono a marcature rigide schizzano negli spazi liberi assistiti dai due esterni. 3) Il controlato: quando l’azione si sviluppa su un versante, l’esterno dell’altro lato corre nel vuoto senza palla per distendere la difesa avversaria. A volte Maggio chiude da destra i cross di Dossena da sinistra.
È un blitz con 5 o 6 giocatori. Ora però lo conoscono. Pioli come altri l’ha impedito: esemplare dispositivo a specchio, difesa a tre, Morleo e Pulzetti esterni sulle corsie. Formula che nel Napoli non funziona più: la difesa costretta ad allargarsi e disunirsi è protetta male da Inler e dai suoi esterni. Inler dev’essere più rapido: nel passo ma anche nel pensiero, nell’idea di gioco. Stenta perché ha accanto solo Gargano, in costante inferiorità numerica. Il sesto posto (un punto più della Roma che ha una gara in meno) può essere migliorato se il Napoli cerca moduli alternativi. Un esempio: difesa a 4 con Maggio basso come in nazionale, tre mediani con Inler tra Gargano e Dzemaili. In avanti tre da scegliere fra 5: Cavani, Lavezzi, Hamsik, Pandev e il mai trascurabile Vargas. C’è un black-out tattico, ripararlo non è facile, ma possibile. Nessuno più del Napoli ha tanti giocatori per reinventarsi.
Fonte: Antonio Corbo per “Repubblica”
La Redazione
C.T.
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