I più ottimisti sono i bookmakers di Londra. Offrono lo scudetto del Napoli ad una cifra bassa ma ferma: 1.50. Una sterlina per riscuoterne una e mezza. La quota non si sposta dall’alba di sabato 18 gennaio, poche ore dopo l’inatteso 5-1 sulla Juve.
Né cambia di un penny dopo la sedicesima vittoria ed i 50 punti, sesto titolo d’inverno nella sua storia. Mai però con ampio margine che attenua la statistica: su 88 club primi a metà torneo solo il 67 per 100 lo vince.
Opportuni i richiami di Spaletti.
Dopo il 2-0 sulla Salernitana invita non perdere il ritmo. Si aspettava forse anche lui molto di più che avversari stinti e impauriti, usciti da una lunga crisi tecnica.
Licenziare Nicola senza avere un sostituto all’uscio con contratto firmato è stato un errore di conduzione, rimediato con eleganza dal presidente Iervolino nel colloquio per restituire l’allenatore uscente a giocatori fatalmente disorientati.
Una guida ragionata alla conquista dello scudetto 2023 punta sull’equilibrio di Luciano Spalletti e Aurelio De Laurentiis, i due che non possono commettere errori di guida. Ancora più degli stessi giocatori. Che potevano dare di più? Ai 50 punti hanno aggiunto 46 reti fatte, appena 14 subite, differenza 32, quarto attacco d’Europa. In questi mesi han portato il Napoli agli ottavi di Champions, vincendo un difficile girone su Liverpool, Ajax, Rangers. Una quarantina di milioni Uefa vale già a saldare oltre la metà degli stipendi. Le insidie però sono da prevedere sui due ponti di comando.
La gestione delle riserve. Se si esclude la vittoria sulla Juve, non si rivede dallo scorso autunno il Napoli del 4-3-3 fluido, un meccanismo perfetto nel controllo del gioco, con i 3 attaccanti che allargano la difesa avversaria creando scompensi e varchi per gli inserimenti.
L’ampiezza in orizzontale è un eredità lasciata da Benitez mutuata da Sarri, ignorata da Gattuso, ripresa da Spalletti.
Anche a Salerno vi è statoossessivo possesso palla e poca profondità. I primi cambi dopo 80 minuti fanno temere musi lunghi in panchina, possibile che non trovino più spazio Simeoni e Raspadori? Se Zielinski non è al top, mancando Kvara, può sostituirlo uno dei due, più Simeone che Raspadori, con Elmas che scala in mediana.
Le insidie impreviste. La stangata alla Juve, per chi non ha analizzato il volume di accuse in sede penale, porta a semplificare sulle plusvalenze. Aurelio De Laurentiis ha la responsabilità di accompagnare la capolista in uno stile da presidente. Ogni esternazione è a rischio, ogni strappo uno squarcio, ogni distrazione un boomerang. Sarà utile selezionare un collegio di difesa adeguato alla città della Federico II, l’ateneo che presta alla giustizia più magistrati, più docenti, più avvocati, più costituzionalisti. Un consulentedi routine nel dibattimento di venerdì ha sorpreso il pm Chiné.
Nella scelta dei legali contano gli impegni con altri club. Magari c’è chi ne ha troppi. Ancora prima che la procura ordinaria di Napoli possa completare le indagini avendole prorogate per far chiarezza, è auspicabile che lo stesso Napoli ricostruisca in autotutela la vicenda Osimhen. Le presunte plusvalenze fondano su una denunzia dello Charleroi al Lille, l’interesse lo avrebbe avuto l’ex presidente Gerad Lopez, spagnolo nato in Lussemburgo, re della Lotus, passato poi al Bordeaux. C’è tutta una letteratura in Europa su mediazioni e scambi di mercato, riconducibili a Lopez. Il principio del “cui prodest” frase latina di Seneca (“A chi giova”) sembra escludere il Napoli che ha perfezionato i rapporti con il fisco sull’operazione Osimhen. È lo Sporting Charleroi che chiede una royalty dopo la lontana annata di Osimhen, con 36 presenze, 20 gol e 4 rigori. Era già forte ma imperfetto nel 2018. Il Napoli l’ha limato, facendone con 13 gol il cannoniere italiano del momento.
Fonte: Antonio Corbo per Repubblica Napoli
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