Dividere i giocatori in due squadre, i titolari in campionato e le riserve in Europa League, non è la scelta di una sera, ma un metodo di lavoro che deciderà le sorti di una stagione. Non va criticata subito, né elogiata al buio. Ma analizzata: è carica di significati. E definisce meglio la figura di Walter Mazzarri, un allenatore che vuol vincere qualcosa di importante. Il contratto in scadenza a giugno gli dà fretta. Scelta coraggiosa. Netta. Fa sapere al club, alla squadra e ai tifosi, non solo ai rivali su entrambi i fronti, che il suo Napoli punta al campionato. Il contrario dell’anno scorso. Con il candore del debuttante, il Napoli puntò sulla Champions. Superò nel concitato finale di VillaReal il girone qualificandosi per gli ottavi, nella scia del Bayern poi finalista. Quella volta i conti con gli spagnoli, in realtà con il Manchester City, furono il 7 dicembre 2011 chiusi da Niccolò Frustalupi, subentrato a Mazzarri. L’allenatore fu espulso per una spinta a Nilmar. Lasciò la squadra virtualmente fuori. Provato dall’emozione, riparò in fondo al pullman, come in un cono d’ombra. Una serataccia per lui. L’eliminazione nella sfida successiva con il Chelsea, club che avrebbe poi vinto la Champions, finì per condizionare il campionato, già compromesso da sfortunati turn over. Quinto posto a 23 punti dalla Juve e ritorno in Europa attraverso la porticina della Europa League. Cambiare 10 giocatori su 11 è un urlo: interessa il campionato. Mazzarri avrà intravisto crepe nelle altre squadre, propone quindi la sua come prima rivale della Juve. Un lodevole progetto. È importante tuttavia superare questo girone per non deprimere il ranking Uefa: vale per il sorteggio della prossima Champions. Altri motivi fanno discutere. Sono almeno 6. 1) Facile prevedere un calo di spettatori e incassi. 2) Questa coppa delude i campioni: la diretta Sky, novità dell’Europa League, è una vetrina internazionale. 3) Non esalta chi va in campo: gioco io stasera, perché conta il campionato. 4) Crea un solco tra squadra A e B: chi ha il posto fisso in A e chi uno strapuntino in Europa. 5) I titolari di stasera non hanno intesa consolidata. Non è un vantaggio per Insigne, che merita invece altra considerazione. Gli tocca fare una partita da vero leader. 6) L’impianto con i due esterni sottolinea l’assenza di un colpitore di testa. Arriverà dalla difesa Fernandez? Manca un attaccante di peso. Può adattarsi Pandev in caso di necessità. Motivi opposti di interesse. C’è curiosità per El Kaddouri, trequartista belga di faccia e fantasia magrebine. Per Vargas, bisogna capire se il suo talento è pari alla velocità. Ma anche per Donadel che ha finalmente spazio. Nel rapporto ingaggio-minuti di gioco, non per sua colpa, certo, l’acquisto di Bigon è costato al club forse più di Messi e Cristiano Ronaldo. Può dimostrare stasera che la fiducia del direttore sportivo era fondata. Non solo il fascino dell’Europa ma questi ed altri motivi portano allo stadio. Se i titolari rischiano di essere appagati, vediamo al contrario quant’orgoglio e voglia di emergere covano i giovani. I precari fanno sempre simpatia: luci sul San Paolo, andiamo.
Fonte: La Repubblica
La Redazione
M.V.
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