Il Napoli va a giocarsi l’Europa con la seconda squadra. Scelta non solo coraggiosa, anche coerente. Non si lascia condizionare dall’imbarazzante 3-0 di Eindhoven. Dentro o fuori, il risultato di stasera conta molto, ma va all’incrocio pericoloso senza paura. Perché nessuno potrà contestare l’eliminazione, perché era annunciata. Da mesi Mazzarri ripete che la società è d’accordo sul suo turnover di massa. Il patto tra allenatore e presidente svela tre retropensieri. L’Europa League è il secondo o terzo obiettivo, ricordando la Coppa Italia. Se la bocciano, riconoscono quanto sia stata grave la mancata qualificazione Champions in primavera. Ma c’è il terzo a rallegrare i tifosi: se con leggerezza accettano il rischio di uscire, è evidente che puntino tutto sul campionato, che tentino di vincere il terzo scudetto nella storia del Napoli. Lo sperano mezza Italia e sei milioni di tifosi nel mondo. La formazione-bis evidenzia però alcune magagne del mercato. Come nella prima, mancano due tipi: un difensore dal passo rapido e corto per non fare di Giovinco un gigante, un attaccante di peso per un’elementare esigenza tattica. Ancora più chiaro stasera: se il modulo con gli esterni è esportato anche in Europa, chi gira in porta di potenza o di testa il gioco prodotto sulle fasce? I colossi Insigne e Vargas, che rischiano di elidersi piuttosto che aiutarsi? Vista la linea a 5 di centrocampo, senza rifinitore, chi può lanciarli a palla bassa? Se Maggio a destra sembra a disagio da quella notte di marzo a Londra, se a sinistra persiste il tuttodestro Zuniga, è valido il modulo con due esterni? Il dubbio suggeriva altri colpi. Almeno un esterno come Cuadrado, oppure uno della potenza di Asamoah da adattare. Mazzarri ha voluto invece Mesto, ex Reggina. E non pensate che il bonifico parigino di Al Thani, emiro del Qatar, andasse reinvestito? De Laurentiis sulla qualità vera o presunta ha sempre speso molto, quindi? Bastavano Behrami e Mesto a Mazzarri? Non sono certo acquisti anti-stress, ma non vale discuterne. Non c’è tempo. Già si alza verso l’Ucraina l’urlo di una città che vuol sognare. Il Napoli ci provi ancora. L’ultima spiaggia è la fredda riva destra del Dniepr, l’Europa non può finire lì.
Fonte: Antonio Corbo per “Repubblica”
La Redazione
C.T.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro