Sembra lo stesso Napoli, ma basta osservare: Benitez ne offre una versione aggiornata, con correzioni poco evidenti ma interessanti. Si spiega così il miglior equilibrio contro un Genoa tenace che si presenta con ben 19 punti in meno, non si direbbe: lo ha davvero trasformato Gasperini, allenatore che per una notte nell’estate 2011 De Laurentiis legò al Napoli, provocando il precipitoso ritorno di Mazzarri. Escluso Maggio in vista della gara di ritorno con lo Swansea giovedì, il Napoli sposta a destra Reveillere, che può finalmente giocare sul lato giusto dopo il precariato a sinistra, lui che mancino non è. Jorginho rientra e rende tutto facile nella costruzione almeno nella prima parte, con la sua sobrietà creativa. Nel 4-2-3-1 come partner nel tandem di centrocampo è scelto Behrami: ruvido nel tocco ma abile nei contrasti, mimando ad arte i danni, fa ammonire uno dopo l’altro Matuzalem e Sculli. Nella fase calante di Jorginho, fatto marcare troppo stretto, è Behrami che dà spessore.
Benitez con un altro tratto di matita migliora il disegno tattico: la posizione di Hamsik, solo nel primo tempo peccato, dà coesione e densità al reparto, sono solo un ricordo le sofferenze al centro, quando si rilevava anche una frequente inferiorità numerica. Hamsik è puntuale nel sostenere la fase offensiva, finché può. Corre con leggerezza, sa dove andare. Mobile ed essenziale. Ma non è ancora in perfette condizioni, e non sa nasconderle: perché dopo un’ora svanisce. Bertolacci e Matuzalem danno fondo a tutte le loro energie in quella zona, creando le premesse perché il Genoa recuperi campo nella ripresa. Con la difesa a tre, il Genoa può contare sugli esterni per intralciare il Napoli. Konaté osa, Motta tampona, lasciando partire Antonini che deve limitare sulla destra le sue scorribande appena si accorge di dover arginare uno degli avversari più pericolosi: Mertens, fulmineo nelle sue proposte su quel versante, peccato che si ostini a cercare il gol, deludendo Higuain. A sinistra Antonelli si coordina con Sculli per infastidire Callejon. Il gol di Higuain, con un tocco di magia, un pallonetto basso di sinistro sul portiere in uscita, schioda il risultato. La chiave tattica cambia nella ripresa. Esce Gilardino, oscurato dalla difesa del Napoli, meglio Fernandez che Albiol. Non solo questo. Gasperini come fuochi di artificio interviene sul reparto offensivo: prima Fetfatzidis, poi Centurion al centro, quindi un altro attaccante, Calaiò, amato nella prima esperienza a Napoli, poi illuso e deluso un anno fa. È lui a indovinare una perfida punizione che pregiudica una vittoria che il Napoli ha saputo proteggere per grave sottovalutazione del Genoa, né potuto. Va ricercato il motivo dello scadimento atletico nella ripresa. Con Higuain e Mertens così brillanti è l’ennesima opportunità persa. Nessuno parli del prossimo impegno: pensare che il Napoli fosse concentrato sullo Swansea in arrivo è il più puerile degli alibi. La discontinuità ha ormai segnato questo ormai deludente campionato.
Fonte: La Repubblica
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