Il Napoli corre al buio verso il Nou Camp. È carico di interrogativi. Non sa se la Procura Federale ha registrato le frasi razziste contro Gattuso, può solo sperare che Insigne giochi sabato, si chiede perché l’Uefa non sposti la partita a Lisbona come le altre di Champions, può solo immaginare le manovre del Barcellona per inchiodare la gara di ritorno degli ottavi in una città con fondato rischio Covid, ma soprattutto deve capire quale sarà il suo destino. Quante domande si pone il Napoli.
Il più grande stadio d’Europa, 99.354 posti miseramente vuoti nell’elegante quartiere Les Corts, per il Napoli è una stazione di transito verso i quarti di finale o il capolinea di un viaggio lungo sette anni? Il ciclo europeo fu aperto da un maestro di calcio, quel Rafa Benitez che fondò le basi del Napoli europeo con acquisti solidi. Callejon, Reina, Higuain, Albiol, Zapata, Mertens. Sarà un caso, ma si va fino al 2009-10 per trovare un modesto sesto posto, peraltro inferiore all’attuale settimo. L’anno nero, mitigato dalla Coppa Italia, rimanda a Barcellona il giudizio sull’intera stagione. E spinge De Laurentiis ad una verifica profonda. Dopo tanti acquisti incerti, sono giusti il momento e lo staff per rifondare? Comincia per molti una settimana da batticuore.
1) Gattuso chiude settimo, allo stesso posto lasciò il Napoli Ancelotti. Ma sono cambiate molte cose. La squadra è passata da una puerile anarchia ad una serena gestione, dal cieco egoismo all’armonia di gruppo, molti erano insieme anche ieri al largo di Capri. La lealtà di Gattuso coinvolge in una vibrante collaborazione i vari staff. Con lui lavorano bene tutti. È stata comunque una brutta serata. L’allenatore è caduto nelle provocazioni laziali. Il presidente Gravina non ha speso finora una parola. I tre inviati federali hanno sentito, visto, scritto nulla? “Terrone di …” va rubricato e punito come razzismo, se confermato. Nessun dubbio sul rinnovo del contratto, ma questa settimana e Barcellona chiariranno meglio i rapporti tra società e allenatore. Tempo, cifre, clausole.
2) Insigne. Domani la diagnosi. Dopo il rigore segnato, sarebbe stato meglio tirar fuori il piccolo grande bomber. Ma Gattuso ha preferito valutare altri pensando a Barcellona. Politano, per esempio. Più che Lozano, per l’eventuale sostituzione di Insigne, prevale forse una variante tattica. Due punte: Mertens e Politano bella coppia anche sabato, mediana più robusta con Fabian e Zielinski esterni offesivi, al centro Demme ed Elmas o Allan.
3) Allan. È in vendita. La Champions è l’ultima opportunità per lui. L’ha capito?
4) Koulibaly. È la sua partita. Non convince, arriva male e in ritardo nel contrasto, la difesa sbanda anche con Manolas. Meglio proteggerla. Koulibaly è anche al centro dei progetti. Gioca sempre con il cartellino “vendesi”. Ma tardano le offerte da 100 milioni. Né può averne altri sull’ingaggio, se rimane. Qui guadagna abbastanza. Non può avere di più. Che non sia questo il suo disagio?
5) Ospina sabato sbagliava i rinvii. Giocare con i piedi non è più un merito per lui. Meret è il futuro. Gattuso deve pensarci.
6) Giuntoli. Sui grandi acquisti decidono De Laurentiis e Chiavelli. In un mercato fermo, Osimhen è una decisione coraggiosa. Una grande scommessa. Non si sa bene quale sia la sua idea di squadra. Giuntoli tace. Ma in società si aspettano che acceleri con le vendite. La filosofia del Napoli è questa: prima la cassa, le vittorie arrivano dopo. Spesso, non sempre. Tocca a Giuntoli, quindi.
PS Avevo appena terminato la mia nota, quando ho letto i vostri commenti. MI associo volentieri. Callejon calciatore magistrale. Spero sia ancora utile a Barcellona. Credo sia l’unico modo per rivederlo a Napoli ancora per un anno. Io lo terrei per un anno per affidargli la scuola calciatori del Napoli come trent’anni fa Mariolino Corso. Un giorno o l’altro anche il presidente crederà in certi investimenti Ronaldo e Ibrahimovic si rivelano importanti. Ma quanti sono i giovani emergenti nel campionato? Tanti.
Dipende anche da noi giornalisti. Parliamo troppo dei soliti grandi nomi. E dai tifosi. Sognano solo l’acquisto di giocatori che conoscono. Lo scudetto del 1987 fu vinto con Maradona e sei ragazzi del vivaio. Dopo i 40 milioni per Lozano + meglio pensarci.
Fonte: Antonio Corbo per “Il Graffio” di Repubblica
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