Insigne è punto cruciale di un progetto sempre ballerino. È stato un errore far scadere il contratto del calciatore simbolo, del capitano che ha contribuito al titolo europeo della Nazionale. Un motivo di precarietà nella corsa allo scudetto. La sosta non ha risolto il caso Insigne, ma chiarito le posizioni. Era necessario portare la trattativa fuori dai social. Dove le opinioni sembrano notizie, quindi certezze, alla fine scenari di scontro. Fu opportuno invitare società e staff del giocatore ad uscire da un fumoso giro di poker, dopo la frase di De Laurentiis. “Se Insigne vuol rimanere a Napoli, lo faccia sapere. Lo aspettiamo a braccia aperte. Altrimenti, ce ne faremo una ragione”. Oltre la vellutata disponibilità, in quelle gelide parole finali (“Ce ne faremo una ragione”) si è vista una porta chiusa sulla faccia di Insigne. Ma quanto il Napoli in realtà offra e quanto Insigne chieda, l’ha puntualizzato il manager Vincenzo Pisacane in una intervista al “Roma”. Scoperte le carte, si sa adesso che il Napoli non offre più di 3,5 milioni l’anno in un quadriennale con bonus, premi a vincere. Ma è finalmente smentita una voce che girava come un virus. Non è vero che Insigne stia pensando di rivendersi al Napoli, fissando un prezzo per il cartellino scaduto. Si augura solo il rinnovo del contratto, ma non inferiore a quello attuale di 4,2 milioni. Rassicura il buon rapporto personale tra De Laurentiis e Pisacane, con reciproco interesse a migliorarlo. Il 30 novembre De Laurentiis invitò a pranzo Pisacane al Britannique the Naples per parlargli anche di Alessandro Spavone, regista della Primavera, tecnico, ambidestro, 17 anni e già osservato da club della Premier. Spavone è nella scuderia di Pisacane. C’è tempo, molto tempo per riprendere il discorso. Hanno il contratto in scadenza pure Mertens, Ospina, Malcuit, Ghoulam. Con uno scudetto di mezzo, meglio per tutti tacere. Se il danaro è oro, lo è anche il silenzio.
Antonio Corbo per “Il Graffio” di Repubblica
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