La fuga della Juve dura poche ore. L’ottava vittoria consecutiva al San Paolo cancella i rimorsi di Eindhoven, il Napoli vince su una Udinese più forte dei suoi sei punti, che rientra in trionfo dalla missione europea. Superato lo choc, avanti Napoli.
Guidolin nel viaggio da Udine a Napoli avrà ripensato all’ambiguità del momento. Un trionfo all’Anfield Road (quell’eccitante 3-2 con il Liverpool) ed il mesto ritorno in campionato, con la squadra nella zona grigia, con sei punti appena, dieci meno del Napoli. Che faccio, si sarà chiesto Guidolin, ho una piccola o grande Udinese, è vera quella tonante di Europa League o quella molto più mesta della serie A? Decide di giocarsela tutta, cominciando dalla pretattica, lui che schiera sempre una formazione cucita su quella avversaria, contro un Napoli che ama invece osservare gli avversari fino alle ultime ore. Guidolin fa capire che giocheranno Fabbrini seconda punta, intorno all’amico-nemico Di Natale, e Faraoni esterno destro. Ieri sera tira fuori una formazione last minute: sostituisce due pedine. L’inatteso Maicosuel, brasiliano di colore, alto e spigoloso, forte vocazione offensiva, va accanto a Di Natale e Pereyra non certo un difensivista è esterno destro, ruolo del giovane argentino prima di spostarsi più avanti al centro, in un gioco che l’ha reso insidioso: un tutto destro che parte da sinistra. Mazzarri avrà avuto altre preoccupazioni. La prima: cancellare dalla mente dei suoi giocatori il sospetto che la Juve sia accompagnata davvero da buone stelle. Per 39 minuti il Napoli pregustava il pareggio della Juve, risultato che avrebbe offerto l’opportunità di un distacco al vertice. Mazzoleni a Siena aveva graziato Chiellini, evitandogli il secondo giallo e l’espulsione. Sì, Mazzoleni, l’arbitro di Juve-Napoli a Pechino, chi lo dimentica? L’incubo riaffiora subito, quando il giovane Daniele Doveri, impiegato romano, alla sua prima direzione in notturna, non vede la mano sinistra di Pinzi in aerea. Il buio fa di questi scherzi a chi arbitra sempre di giorno, vero Doveri? Le proteste provocano una ammonizione ad Hamsik ma anche la sua reazione di fuoriclasse ribelle, brucia quella ingiustizia. E comincia la nuova schermaglia tattica tra i due allenatori. Hamsik schierato più avanti della linea mediana ha compresso e disorientato il piccolo Pinzi. Guidolin insoddisfatto del centrocampo, per arginare Hamsik, interviene. Tira via Pinzi per piazzare davanti alla difesa il più solido Allan. Lascia al centro in una linea da sinistra a destra: Pasquale, Lazzari e Pereyra. Dietro Allan con un occhio fisso su Hamsik, più avanti Maicosuel. E Pinzi? L’Udinese non tampona Hamsik, quest’anno sempre più autorevole nel dirigere l’azione dal centrocampo in su, ma lascia che Pinzi vada a cercarsi un posticino inedito per lui. Esterno destro, davanti a Pereyra. Il Napoli non si accorge di lui, meno che mai Zuniga che è fuori posizione quando Pinzi ha tutta la sua fascia destra libera per correre a segnare il gol del pareggio. L’esperimento si rivela solo in parte convincente: Guidolin non cambia ad inizio di ripresa, ma Pinzi non si ripete perché Zuniga si sdoppia: arretra per controllare Pinzi ma impegna anche Pereyra nelle sue proiezioni. E c’è per l’Udinese, in svantaggio per un gran gol di Pandev che riscatta la sua mezza partita opaca, un altro disagio. Inler e Behrami, coppia ora a regime, gestiscono il centrocampo, in superiorità. Perché l’ostinata posizione offensiva di Pinzi, davanti all’esterno Pereyra, provoca la solitudine di Lazzari, in evidente inferiorità numerica al centro. La sostituzione di Pandev è opportuna, il gol giustifica la sua presenza ma lascia perplessi quel suo giocare sempre spalle alla porta e qualche attimo di distrazione, per una evidente diversa velocità con Cavani che gioca a tutto campo con una feroce agilità e caparbia. La sostituzione con Insigne dà effetti parziali. Il fantasioso monello deve giocare al centro, e opporsi come un fuscello nel mare grosso alle ondate dell’Udinese, che cerca il pari con una veemenza che spiega il successo di Liverpool, non l’attuale classifica. Insigne è comunque molto più utile di Pandev perché con i suoi dribbling e una sua bruciante irruzione interrompe il ritmo dell’Udinese, peccato che perda qualche contrasto. Regge comunque bene la difesa: l’elegante Fernandez recupera memoria nel rovente finale, Campagnaro difende e si offre come secondo esterno nella scia di Maggio in ripresa, sul versante opposto si conferma Gamberini, il costoso Britos ha tutto il tempo per guarire, niente fretta. La Juve un po’ sbanda ma corre, il Napoli non si ferma.
Fonte: Antonio Corbo per Repubblica
La Redazione
C.T.
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