Roberto Mancini carica in una dolce serata romana l’Italia sulla sua mongolfiera. Le fa vedere la Terra dall’alto. Si è appena consumato un giorno dei più grigi, con tutti i dubbi su Astrazeneca, i rimorsi per la morte di Camilla, lo strazio di quella bella ragazza bionda che ci saluta dalla foto con un sorriso aperto al futuro, lei che l’ha perso, con Salvini che riappare torvo come sa essere lui per dire che “chi ha sbagliato deve pagare, e Giorgia Meloni che dal suo volto di angelo biondo lancia urla sinistre di vendetta politica non di giustizia, “Speranza deve venire immediatamente in aula”. Calma, dovrebbero avete tutti la calma onesta di Roberto Mancini che in un giorno come questo prende il centro della scena. E dimostra come un uomo possa creare un sogno per altri uomini, per italiani che scoprono l’emozione di chi vince con la velocità e non più con la furbizia, con la fatica di correre e la potenza dello studio, non si inventa una Nazionale che domina così agilmente in un paese che strapaga gli stranieri e soffoca i giovani talenti nelle sue periferie.
Quanti Insigne l’Italia non fa emergere tra affaristi guappi e allenatori asini? Insigne, ecco. Si può discuterlo a Napoli per i suoi atteggiamenti di provinciale vittimismo o di bullo sfrontato quando senza accorgersene rivela la sua fragilità, Insigne per essere compreso e amato deve andare lontano da Napoli?
Insigne fuori da un ambiente che lo condiziona con i suoi pregiudizi è un giocatore vero e un uomo vero nella Nazionale che Mancini ha saputo creare. La stessa che per giocare con la difesa a tre, come preferivano gli juventini, si inabissò con il 3-5-2 di Ventura, modulo che lo escluse dal disastro di quella Nazionale respinta alla frontiera dell’ultimo mondiale.
La delusione di Napoli-Verona, lo schianto dell’esclusione dalla Champions, la perdita di decine di milioni rischiano di portare il Napoli nella Babele degli affari sbagliati. C’è tempo per parlarne. Ma vi sono dei punti fissi in un futuro tutto da costruire, ed è giusto che comincino a pensarci De Laurentiis e Spalletti.
1) Non è ammessa la svendita.
2) La Nazionale crea un bel clima, ed è giusto che ne godano gli italiani, quindi anche Napoli, dopo tanto soffrire.
3) Saper dirigere significa avere un orizzonte, che non avrebbe una politica cieca di realizzo.
4) Insigne piò essere un punto fermo anche del Napoli, ma dopo aver visto Spinazzola alle sue spalle si è capito meglio il clamoroso errore del Napoli nel non sostituire Ghoulam, lasciando un posto scoperto nella difesa.
5) Di Lorenzo ha dato una spinta decisiva, bravo Mancini che l’ha inserito. Si è vista l’importanza di un allenatore che legge la partita e indovina i cambi.
Ogni riferimento a fatti e personaggi non è del tutto casuale. La Nazionale spiega anche al Napoli che non occorrono gli stranieri da 31 milioni di ingaggio. Bastano stile di gestione, fatica e studio, capacità di risparmio che si traduce in una sola parola. Competenza”.
Fonte: Antonio Corbo per “Il Graffio” di Repubblica
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