IL MONDIALE 2014 visto da un oblò. Strano, la prima immagine captata è un’Italia sbagliata. Un calcio presbite. Vede male da vicino. Ma bisognava andare a Volta Redonda per distinguere Insigne e Immobile? Da lontano è stato tutto più nitido: mica facile arrivarci, me ne valeva la pena. Volta Redonda non si dimentica: proletariato solido, 200 mila abitanti raccolti nella grande curva del Rio Paraiba do Sul, il fiume lento che scorre intorno a questa che l’enfasi carioca chiama la Città dell’Acciaio. Fa scoprire meglio alla Nazionale il gigantesco nano di 1,63 e un bomber torvo come il primo Riva. Segnano 5 gol. I primi della missione. Due ragazzi di Napoli che hanno rischiato di non partire. Insigne c’era contro il Fluminense, perché Prandelli non si fidava di Rossi, ancora meno di Cassano. Immobile, perché ci vuole un bel coraggio a lasciar fuori il cannoniere italiano che il Borussia promuove in Champions. Tre Immobile, due Insigne: ma non era il tandem che portò nella primavera 2012 il Pescara in A? Zeman montò un micidiale impianto offensivo: movimenti diagonali corti, scambi rapidi di posizione.
Tagli che squarciano le difese come lame di Toledo. Insigne e Immobile ricordano la lezione. Si rivede la favola di Paolo Rossi. Era nel Vicenza di Gibì Fabbri. Bearzot lo portò in Argentina, mondiale 1978, e Paolo segnò subito: 2-1 alla Francia, pazzesca quella notte a Mar del Plata. Che pensa la Juve, non solo il Torino? Aveva a metà Immobile, insieme l’hanno venduto in Germania. Coraggio, talento, futuro. Non ruggisce Conte? E Mazzarri? Parlava di Insigne come di un fragile bambino protetto dal presidente, «quel ragazzo che viene dalla B», da sopportare quindi. Insigne è in Brasile con Verratti, per “Walter Ego Mazzarri” era «un ragazzo da lasciare a Pescara a maturare ». Bocciato. Il calcio è come la fortuna. Cieco. Insigne conta in 51 partite 3.291 minuti: 36 gare in A, 6 in Champions, 5 in Coppa Italia, 4 in Europa League. Poteva segnare più di 6 gol, se non si fosse massacrato nei rientri. Benitez ha convertito un ballerino in carpentiere. Anche chi scrive criticò Zeman per aver detto che Insigne meritava spazio in avanti, negli ultimi 30 metri, e mai 70. Un errore bacchettarlo, sbagliano anche i giornalisti. Solito Zeman, crudele attacco e difese balorde: fabbrica gol per sé e per gli altri. Ma va ascoltato. Dice cose spesso strane, quasi sempre vere. Brasile 2014 manda da laggiù un tema: Benitez cambierà modulo? Ne riparliamo
Fonte: Antonio Corbo per “La Repubblica”
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