Risultato e dominio del gioco dimostrano quanto siano effimeri i paradossi anche nel calcio. Nella stessa vittoria si leggono sottotitoli interessanti. I pregiudizi sono spariti. Il primo: i cambi. Benitez testardo per mesi, si rivela flessibile nel modulo. Eliminato Hamsik (in sicura ripresa) inserisce Henrique allargando a tre la linea dei mediani. Modifica quindi il suo amato 4-2-3-1 nel più solido 4-3-3. È questo il secondo cambio. Il precedente aveva destato allarme: fuori Higuain per Pandev. Chi ne ricorda le ultime prestazioni, avrà ceduto al panico, si gioca con uno in meno? Macché, Pandev giudicato «impresentabile » dal più garbato dei critici solo tre settimane fa, è apparso segnato nelle rughe, ma era fatica, solo fatica, perché lo stempiato macedone che porta maluccio i suoi trent’anni esce da un lodevole ma pesante ciclo di recupero psicofisico. Ha ritrovato prontezza di riflessi, agilità, visione lucida del gioco. Forma impeccabile, in area si è girato fra tre difensori, con movimento rapidi e coordinati.Questo rivela quanto sia carismatica la gestione di Benitez: dà a tutti la possibilità di recuperare, appena si accorge di un motore usurato manda pilota e vettura in officina. E il Napoli ha l’assistenza medica tra le prime d’Italia: lo staff ha appena restituito al campo il miglior Hamsik dopo una crisi lunga e oscura. Il secondo: la difesa. Per organizzarla meglio, Benitez ha scelto il percorso più tortuoso. È innegabile: funzionava male. Le critiche sono state severe, a volte eccessive. Benitez per alcuni sapeva solo mandare la squadra allo sbaraglio, ignorando tutti i cinismi e tatticismi della scuola italiana. In parte, era vero. Un altro si sarebbe adeguato: difesa scadente? Maglie strette e massima protezione dei mediani. Benitez ha invece tollerato i rischi, la forma un tempo irrisoria di Maggio e il goffo contributo di Armero; ha preferito gli squilibri per non snaturare il modulo e mettere in discussione uno stile da club europeo. L’impianto di centrocampo e difesa si è riequilibrato con gli acquisti (Jorginho, Ghoulam, vedrete Henrique), con il recupero di Maggio, la crescita di Fernandez che solo un anno fa con Mazzari non poteva fare neanche il garzone del bar a Castelvolturno, la soluzione infine della complessa vicenda Behrami. Non solo questo: la difesa ha corretto i movimenti. Prima arretrava maldestra fino alle corde (come ieri Cannavaro sul gol di Insigne) ora c’è sempre chi si stacca in avanti, correndo sul portatore di palla mentre un altro lo copre, seguendo la classica diagonale difensiva. Occorrevano acquisti decenti e tempo. In classifica i ritardi e le perplessità di una campagna lenta hanno sottratto qualche punto. La società ne tenga conto. Il Sassuolo ha da ieri sera 33 punti meno del Napoli. Solo 17, e li dimostra. Ma il suo assetto di gioco avrebbe messo in difficoltà il Napoli di pochi mesi fa. Non a caso travolse il Milan con quattro gol di Berardi. Milan che aveva gli stessi vuoti difensivi, era vulnerabile come il Napoli acerbo d’un tempo se affrontato da un attacco a tre, con punte esterne molto larghe. Ieri lo erano Berardi e Sansone nella ricerca della profondità, con la punta centrale Floro Flores un po’ arretrata. Da manuale per gli attacchi a tre. Ma non c’è stata partita. Non solo per impegno, freschezza, qualità migliori del Napoli. Anche per un tic di Malesani, fedele alle sue utopie, come il 3-4-3. La difesa a 3 è un azzardo se protetta da 4 centrocampisti e non 5, con appena due che restano in mezzo. Lì Benitez ha subito arretrato Hamsik creando la superiorità numerica. Se sono davvero rimossi pregiudizi e guasti, silenzio, comincia la primavera del Professore.
Fonte: La Repubblica
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