Più che il pareggio del Milan, influisce il risveglio del Palermo. Il Genoa se l’è trovato accanto, al terzultimo posto, mai così tonico e insidioso. L’avrà incoraggiato anche il clima ospitale: i suoi tifosi sono cordialmente legati da antica amicizia con i napoletani. Si lancia in una serata temeraria: neanche i segnali di crisi, appena due punti in 5 gare, gli suggeriscono prudenza. Dopo il 2-2 di Firenze che esorcizza il Milan, il Napoli molto gradisce l’esuberanza tattica del Genoa. Negli spazi larghi, sulla trequarti, Cavani dimostra che non è solo un micidiale bomber. È attaccante di sconvolgente modernità: va con la bussola automatica, gira per il campo come se ne conoscesse ogni metro quadro, ogni segreto, ogni filo d’erba. Dimostra allo svedese Granqvist che non è certo lui il rivale da fermare sulla trequarti, uno contro uno. Peccato che si ostini a tirate i rigori: ha sbagliato ieri il nono dei 18 assegnati al Napoli in due anni. Ma Cavani è Cavani, inventa sulla sinistra il taglio per chiedere a Pandev di schiodare la partita. Nel giro di 11 minuti, sembra decidersi tutto: il Genoa che ha già una difesa più allegra che lenta tra Granqvist, Portanova e Moretti. Si compiace di un centrocampo di ingiustificata vanità: non fa argine, e concede il contropiede al Napoli. Al Napoli, che è l’accademia italiana delle ripartenze. E quale Napoli? Ha superato la crisi atletica che purtroppo condizionò nel febbraio nero le sfide alla Juve e in Europa League, un bel pezzo di stagione. La forma ritrovata restituisce il miglior equilibrio tattico. Concorrono altri fattori: Cavani corre leggero, lucido sulla trequarti, magari precipitoso sotto porta. Lega bene con Pandev e ancora meglio con Hamsik che dà una esemplare versione del centrocampista: accorcia le distanze con i difensori e con Behrami per farsi dare la palla e invertire, creando gioco. Libera del peso di costruire anche Dzemaili che può avventurarsi in avanti e segnare ancora, giustificando l’assenza di Inler. Brilla Hamsik: salda così tutta la squadra intorno alla sua estrosa direzione. Altra novità: gioca Armero. Mazzarri con probabile sofferenza si priva del fedelissimo Zuniga, il tutto destro che sulla sinistra ne combina sempre una di troppo. Con Armero indovina i movimenti offensivi in parallelo con Maggio e migliora la difesa nel versante sinistro, dove persiste però il lezioso Britos. Il Genoa si contraddice. Attacca, ma lasciando in panchina Borriello. Vorrebbe sorprendere il Napoli con Immobile che ha l’ordine di stanare un difensore, tra le linee si affanna lo svagato Bertolacci che incrocia il più attento Campagnaro, sulle fasce Jankovic e Antonelli sono ostacoli bassi per Armero e Maggio. Soffrono anche Matuzalem, Kucka (insegue invano Hamsik e lo falcia in area per il rigore sprecato da Cavani) e Rigoni che cerca sbocchi a sinistra in triangoli infelici con Moretti e Antonelli. È invece il Napoli che fissa sul lato opposto una attiva rampa di lancio: tardiva la decisione di escludere Bertolacci e soprattutto Jankovic. Ballardini può cambiare finché vuole, ma il Napoli finalmente riequilibrato punisce la sua infondata immodestia.
Fonte: La Repubblica
La Redazione
L.D.M.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro