FALLITA la vittoria della svolta verso lo scudetto: è già stanca la squadra dopo il florido inizio del 2013? Non è la sola domanda: dalla contestazione ai manifesti elettorali contro la “tessera del tifoso”, all’ennesima rapina ad un giocatore, che succede intono al Napoli? Sabato la Juve ha bruciato tre punti. Ieri il Napoli due. Peccato, poteva: avvicinarsi ai campioni, portarsi da 5 a soli 2 punti. Il giusto distacco per poi tentare il sorpasso nella sfida diretta di venerdì primo marzo. Ma più del pareggio, preoccupa la condizione dei giocatori chiave. Annebbiati, riflessi spenti, Cavani e Hamsik sono gusci vuoti. La delusione di ieri spiega meglio la sconfitta di giovedì in Europa League e persino i primi 70’ di soggezione alla Lazio. Segnali di crisi purtroppo trascurati. Ma quella del 17 febbraio diventa anche la domenica dei paradossi. Si accende una spia rossa proprio mentre la squadra è in corsa per il primato: come giustificare il calo fisico, Mazzarri se n’è accorto o è solo colpa del calendario? C’è dell’altro: in posizioni di classifica così ambiziose, con un meritato secondo posto, il Napoli si accorge di essere solo a Napoli, circondato da strane ombre. Ancora prima della rapina ad Hamsik, si sono registrate tensioni nell’ambiente. La prima. La denuncia pubblica del club per svelare che lo stadio rischia l’inagibilità dell’Uefa, per storiche ed ora urgenti carenze. Si è quindi saputo che il Comune, che pure annuncia megastadi ultramoderni ed extralusso a Ponticelli come a Fuorigrotta, non aveva ancora avviato i lavori minimi prescritti dal governo europeo del calcio e dalla commissione di vigilanza. Si aggiunga l’incuria del manto erboso: subdolo come un virus, il non meglio diagnosticato fungo riduce sicurezza e agibilità al terreno, i giocatori rischiano le caviglie, anche se ne parlano volentieri per spiegare con sospetto tempismo il pessimo gioco di ieri. Da chiarire la rapina ad Hamsik, gesto preordinato o di punitivo ed episodico fanatismo? È da ricondurre alle precedenti? Ma c’è anche da scoprire perché sotto elezioni i tifosi di tutt’e due le curve espongano lo striscione “Tu non mi tesseri io non ti voto”: chi c’è dietro? Diventa un tema elettorale, ispirato da un gruppo politico che cerca consenso tra gli ultrà, insofferenti da tempo alla tessera del tifoso. Sarà un caso, ma i manifesti sono stati affissi anche dopo la partita in città. È una protesta plateale e dilagante. Va anche decifrato qualche schizzo di contestazione al portiere De Sanctis prima dei fischi finali: che succede? La cronaca richiama l’attenzione del Comune per i servizi implorati dal club e attesi da sempre, indecenti ad esempio i bagni come il suk fuori dello stadio, un pizzo persino sul parcheggio dei motorini. Ma anche della magistratura, là dove spunta il profilo penale. È comunque altro fango sulla città e la sua immagine. Possibile che nella capitale del disagio sia pure negato sognare grande calcio? Mazzarri intanto passa dall’ottimismo di mercoledì, vigilia di Europa League, alla stizza di ieri. Non è colpa dei giocatori. Se è crisi atletica, va studiata. La partita lascia tracce chiare per un’analisi. In positivo: Armero ha dialogato bene sulla sinistra con Insigne per mezz’ora. In negativo, la sua sostituzione a vantaggio di Mesto, irrilevante sulla destra. Insigne si è spento quando la Samp ha capito la sua finta a sinistra con rientro sul destro. Squadra senza personalità, assente un leader e svanisce la favola di Cavani che può giocare sempre e ovunque: il calcio non conosce marziani. Il centrocampo è un motore che picchia in testa quando c’è Inler fuori forma. Un mediano di qualità non è stato cercato a gennaio, forse per non certificare gli errori: aver acquistato Donadel e bocciato Verratti. Non è l’ora dei processi. Va solo presa sul serio questa domenica 17:tocca a Mazzarri, e non solo a lui.
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